Dopo l'assalto al Congresso e l'impeachment, Trump sceglie il silenzio (obbligato)

Mondo

Valentina Clemente

Dopo i fatti del 6 gennaio e la dichiarazione di impeachment, Donald Trump ha attivato la modalità "silenzio". Obbligatoriamente sui social, da cui è stato estromesso. Con la stampa, a cui non rilascia interviste. Ma soprattutto verso i collaboratori, con i quali non si confronta. Collaboratori che, sempre più, lasciano i loro incarichi all'interno dell'amministrazione. Trump non ammetterà mai di aver sbagliato. Ma sa che the cake is baked, ovvero: il dado è tratto e non può più rimediare agli errori commessi

Nessun tweet infuocato, nessuna dichiarazione estemporanea, nessun messaggio “ho vinto le elezioni, i risultati sono sbagliati”. Ma solo un messaggio - almeno apparentemente - di conciliazione, rivolto a tutto il Paese. Letto da un gobbo elettronico, però, circostanza che già in passato ha evidenziato una certa distanza tra ciò che il presidente dice e ciò che pensa realmente.

Donald Trump, più per necessità che per scelta, ha messo il silenziatore. Usando il gergo del mondo televisivo, di cui il Tycoon ha fatto parte, il 45mo presidente è andato a nero, ovvero: non trasmette più nessun segnale. Alla stampa, a cui rifiuta continuamente interviste. Ma anche ai suoi collaboratori, con i quali non parla da quando l’impeachment è stato formalizzato. E che hanno messo da parte ogni dialogo sulla possibilità di trovare a Trump un social alternativo attraverso cui sfogare le proprie difese, dopo essere stato espulso da Twitter, Facebook, solo per citarne alcuni.

E come se non bastasse Hope Hicks, una delle sue collaboratrici più strette, ha lasciato l’incarico. E tra poco la seguirà anche Kayleigh McEnany, ufficio stampa della Casa Bianca.

Molti conduttori televisivi hanno espresso riserve sulla possibilità del presidente di intervenire in tv come ospite: la loro paura è che possa provocare ancora più disordini rispetto a quelli che già si sono visti. Che sia una nuova strategia o l’aver riconosciuto (ma mai pubblicamente ammesso) di aver sbagliato, Donald Trump vede il Titanic affondare. Solo che, in questo caso, l’orchestra ha già smesso di suonare.

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