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Parler e Gab, i social "senza censura" amati dai supporter di Trump

Mondo

Chiara Piotto

Conservatori più moderati fino agli esponenti dell'Alt-Right statunitense stanno migrando dai social tradizionali, che hanno sospeso o bloccato gli account ufficiali del presidente uscente a causa di "messaggi violenti", verso piattaforme alternative che assicurano di non moderare i contenuti dei post se non nei casi più estremi. Con la conseguenza che i messaggi di odio, razzismo e violenza si moltiplicano velocemente. Ci siamo iscritti alle due principali per vedere come funzionano

In un solo giorno, il 10 gennaio, Gab ha aumentato i propri utenti iscritti di mezzo milione, registrando 18 milioni di accessi. Un dato che rende l'idea di quanto esponenzialmente stia crescendo il seguito di Donald Trump sulle "piattaforme social alternative" nelle ore successive all'assalto al Congresso a Washington; da quando - ovvero - le azioni intraprese dai social tradizionali nei confronti del Tycoon (account sospesi o bloccati su Twitter, Facebook, Snapchat) si sono fatte più serrate.

I social "free speech" preferiti dagli estremisti

Con la chiusura degli account ufficiali @realdonaldtrump perché "violenti", infatti, i supporter del presidente uscente non sono spariti, si sono spostati. Dove? Verso i "paradisi dell'Alt-right" se così vogliamo chiamarli, piattaforme social che consentono maggiore libertà di espressione "senza censure", secondo gli slogan.  

Abbiamo cercato di capire come funzionano le due realtà principali, Parler e Gab. 

Trump fan Parler

Ci siamo iscritti a Parler, ecco come funziona

Parler è un social nato nel 2018, molto simile a Twitter nell'interfaccia, che fa della mancanza di moderazione dei post la propria bandiera. Con la conseguenza che gli utenti di estrema destra lo hanno scelto come spazio favorito di incontro virtuale. 

Ci siamo dovuti iscrivere per vederne i contenuti: come si legge nelle linee guida, solo nei casi estremi – contenuti pedopornografici o terroristici – Parler interviene. Vietati inoltre spam, bot e attività criminali. Diversamente, free speech, discussione libera. Proliferano quindi messaggi di odio, incitazione alla violenza e al razzismo, teorie del complotto che vengono bloccati su altri social.  

Parler e il blocco di Google, Apple e Amazon

Trump non ha ancora aperto un profilo ufficiale, ma alla sola ipotesi Google, Apple e Amazon hanno deciso di rimuovere la app dai loro server. Se Parler non troverà un nuovo server di web hosting, dunque, potrebbe sparire dalla rete.

I supporter di Trump su Parler

Intanto sono presenti decine di account pro-Trump, nonché quelli di altri repubblicani come Ted Cruz, con quasi 5 milioni di follower, e Donald Trump Junior, che contesta il risultato delle elezioni e guarda già a quelle 2024.  

Trump Gab

Il seguito di Trump su Gab

Territorio simile è quello del social concorrente Gab, dall’interfaccia sempre simile a Twitter ed altrettanto Trump-centrico grazie alla policy di non-moderazione delle posizioni politiche espresse dagli utenti. In questo caso non è necessario iscriversi per vedere i contenuti, che mettono in diretto contatto i supporter del Tycoon “più moderati” con gli esponenti più radicali dell’Alt-Right statunitense. C’è chi contesta la decisione di Twitter e sospetta un ruolo della Cina, c’è chi assicura che il 20 gennaio non ci sarà alcun passaggio di consegne con Joe Biden alla Casa Bianca. E poi c’è un account-fotocopia del profilo ufficiale (ora cancellato) di Trump su Twitter, che supera il milione di follower e promette la pubblicazione dei post “non censurati”. 

Le altre piattaforme dell'Alt-Right

I social media "alternativi" non finiscono qui: un altro esempio è DLive, sito di streaming usato dagli autori dell’assalto al Congresso Usa per documentare in diretta l’invasione e gli scontri. E c'è da credere che se Trump perseguirà quanto annunciato - scontrarsi apertamente con Twitter e Facebook, fino a creare da zero un proprio social media - la guerra tra estremisti e "moderatori" andrà avanti a lungo.

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