Il disturbo della coscienza

Mondo

di Renato Coen

Le immagini e le storie che risvegliano la nostra indifferenza. L'immagine di un solo bambino sofferente batte la notizia della morte di altri cento

Oggi parliamo di Joseph e lo dimenticheremo presto. Dimenticheremo lui, di cui abbiamo conosciuto in realtà solo la bara bianca sepolta oggi a Lampedusa e dimenticheremo sua madre, di cui abbiamo sentito solo le grida di disperazione, quelle di qualsiasi madre che perde tra le onde il figlioletto di 6 mesi, recuperato senza vita.

Dimenticheremo loro come abbiamo dimenticato la donna ritrovata due anni fa nel mare tra i resti di una barca accanto al figlio di tre anni, entrambi morti affogati, due corpi fluttuanti al largo della Libia che avevano svegliato e disturbato un po’ la nostra coscienza.

Disturbata dalla morte di Alan Curdi sulle coste turche, anzi non dalla morte, ma dall’immagine del suo corpo senza vita sul bagnasciuga. La notizia della morte in sé non colpisce più nessuno. Mezzo milione di morti nella guerra in Siria. 900 morti affogati nel mediterraneo solo nel 2020, centinaia di migranti e famiglie morti nella lunga traversata dal centro al nord America.

Ogni tanto qualcuno di questi numeri viene fotografato, ripreso.  Allora ci sciocchiamo, ne parliamo, quasi ci infastidiamo per il peso spiacevole che la nostra coscienza deve sopportare. Per un po’. Poi tutto passa…

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