Usa 2020, i veri protagonisti della campagna elettorale sono i social media

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Valentina Clemente

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Se FDR trasmetteva fiducia - ma faceva anche campagna elettorale - via radio con i suoi "discorsi del focolare", John Fitzgerald Kennedy preferiva le conferenze stampa in tv. Nel 2020 le cose sono un po' cambiate: complici le nuove tecnologie, ai comizi in pubblico, in quantità inferiore rispetto al passato, si è preferito fare campagna elettorale sui social media. Come? A suon di parole non sempre considerate "amicali" tra gli sfidanti rese pubbliche attraverso molteplici "cinquettii", più volte al giorno.

C'era una volta, tra gli anni Trenta e Quaranta, la "Fireside chat" di Franklin Delano Roosevelt: letteralmente un racconto del focolare che il presidente, in trenta occasioni, rivolse ai suoi fellow americans. Un modo per far loro compagnia e dimostrare vicinanza, ma anche per illustrare importanti temi a sfondo governativo.

Poi, le conferenze stampa, in tv, di JFK. Attraverso il piccolo schermo, nel 1963, il presidente proclamò l'indimenticabile discorso sui diritti civili che, soltanto un anno dopo, portò al Civil Rights Act, firmato da Lyndon Johnson. 

Nel 2020, invece, il palcoscenico è tutto dei tweet di Donald Trump. Più di 87 milioni di seguaci, una media di 10 messaggi al giorno, aumentati, però, in questi ultimi giorni di campagna elettorale, dove attacca non proprio velatamente i suoi avversari. Cinquettii che, agli occhi di molti elettori, gli garantiscono autenticità.

E all'autenticità, ma dei bambini, si è affidata Kamala Harris che, proprio su Twitter, ha pubblicato un video in cui un gruppo di piccoli insegna la pronuncia corretta del suo nome a chi ha ancora qualche difficoltà. Che alcuni attenti lettori dei tweet di Trump sembrano, invece, avere ancora.

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