Thailandia, studentessa trangender libera di indossare l'uniforme femminile in università
Siwakorn "Buzzy" Thatsanasorn, dopo essere stata costretta a portare un abbigliamento maschile negli anni della scuola, può finalmente scegliere cosa indossare. Un importante passo avanti per le persone transessuali, che, pur essendo generalmente rispettate nel Paese, non godono di pieni diritti. LA FOTOGALLERY
A causa di una normativa obsoleta, molti studenti transgender in Thailandia sono costretti a indossare un'uniforme che non corrisponde alla loro identità di genere. Qualcosa, però, sta iniziando a cambiare
Siwakorn "Buzzy" Thatsanasorn è sempre stata consapevole di essere una donna nonostante sia nata nel corpo di un uomo. La sua famiglia lo ha accettato incondizionatamente, ma a scuola è stata costretta a indossare un'uniforme maschile e a tenere i capelli corti, anche quando due anni fa si è iscritta alla prestigiosa Thammasat University di Bangkok
Il problema è stato finalmente risolto: l'università ha deciso di consentire agli studenti di scegliere liberamente se indossare un’uniforme maschile o femminile. La stessa iniziativa era già stata messa in pratica dalla Chulalongkorn University lo scorso anno e dall'Università di Bangkok nel 2015
Tuttavia, come sottilinea la stessa Siwakorn, questo non avviene ancora nelle scuole primarie e secondarie, dove gli studenti non possono scegliere quale uniforme indossare, con conseguenze negative sul loro benessere pscologico
In Thailandia la comunità LGBTQI+ è generalmente rispettata, in parte anche grazie all’approccio inclusivo del buddismo. Persone transgender possono tranquillamente occupare ruoli di front-desk nei negozi e nelle filiali delle banche
D'altra parte, le persone trans thailandesi non possono cambiare nome e sesso sui documenti di identità e non possono sposarsi. Alcuni casi di discriminazione, inoltre, sono stati segnalati in contesti lavorativi
Siwakorn, che preferisce essere definita “donna” piuttosto che "transessuale", ha spiegato che la lotta per i diritti della comunità LGBTQI+ è strettamente legata alle proteste studentesche scoppiate a luglio per chiedere riforme a favore della democrazia e la riduzione dei poteri militari e monarchici
"Oggi gli appartenenti alla comunità LGBTQI+ in Thailandia sono considerati cittadini di seconda classe – ha affermato - come emerge dall’approvazione del disegno di legge sul partenariato civile, che non estende i diritti matrimoniali"
Pioniera nell’attivismo LGBTQI+ nel Paese è la donna transessuale Saran Chuichai, che già nel 2013 ha lanciato una campagna contro la discriminazione dell'uniforme presso l'Università Thammasat
Dopo un colpo di stato militare l'anno successivo, è stata costretta ad auto esiliarsi in Francia per sfuggire a una possibile condanna al carcere (all'interno di una prigione maschile) con l'accusa di lesa maestà, che prevede pene fino a 15 anni
Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo ha affermato che il problema più grande per la comunità LGBTQI+ in Thailandia è l’impossibilità di registrare la propria identità di genere nei documenti, in quanto ciò limita l’accesso ai servizi e rende vulnerabili alla discriminazione. Inoltre, ha evidenziato la libertà di scegliere l’uniforme quale questione prioritaria
"Gli studenti che vogliono indossare un'uniforme che coincide con la loro identità di genere non sono semplicemente ostinati – si legge in un rapporto del 2018 - poiché l’impossibilità di esprimere la propria percezione interiore di sé può portare a un profondo tormento psicologico"