Le misure di sicurezza adottate per arginare la diffusione del coronavirus hanno aumentato il tempo trascorso online, situazione che lo Stato Islamico ha sfruttato per intensificare le sue attività per il reclutamento di nuove risorse
Lo Stato islamico avrebbe sfruttato il maggior tempo trascorso online durante il lockdown per intensificare le sue attività per il reclutamento di nuove risorse, perseguendo i propri scopi e definendo la pandemia in corso come il "Soldato di Allah". Lo ipotizzano gli esperti dell’Università di Malmö, in Svezia, che hanno analizzato i canali social e mediatici dell'ISIS monitorando gli ultimi anni di attività.
Isis ha sfruttato pandemia
"L'organizzazione terroristica - spiega Michael Krona dell’Università di Malmö - ha distorto la pandemia per valorizzare le proprie teorie e in funzione dei propri scopi. Sappiamo che l'ISIS sfrutta l'ombra mediatica e i social media per attirare nuovi seguaci". L'esperto aggiunge che l'organizzazione sfrutta un senso di appartenenza e comunità, producendo opuscoli, riviste, newsletter, gestendo la propria agenzia di stampa, le stazioni radio e applicazioni, pubblicando materiale su Instagram, WhatsApp, Telegram e Hoop. "Abbiamo studiato i canali di comunicazione dell'ISIS negli ultimi anni - continua Krona - mappando le strategie mediatiche dell'organizzazione, che ha sfruttato l'eco della pandemia per i propri scopi, descrivendo COVID-19 come 'il tormento di Dio sui paesi in cui vige la croce' o 'il soldato di Allah'. L'ISIS ha allo stesso tempo divulgato i comportamenti corretti da tenere per arginare la diffusione, incoraggiando i musulmani a non viaggiare".
La propaganda
Anche gli attacchi al mondo occidentale costituiscono motivo di differenziazione rispetto ai periodi precedenti. "L'ISIS spinge a non viaggiare - commenta Krona - per cui le azioni terroristiche dovrebbero essere compiute dalle cellule che si trovano già sui luoghi utili. La propaganda dello Stato Islamico tenderebbe dunque a minare la fiducia nei governi".