Il ponetfice nel Messaggio per la Giornata Mondiale dei Poveri ha sottolineato il ruolo fondamentale durante l'emergenza sanitaria di medici, infermieri, sacerdoti e volontari che hanno dato "sostegno e consolazione"
Nel mondo non c'è solo cattiveria e violenza, sopruso e corruzione: Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata Mondiale dei Poveri, sottolinea come la solidarietà e l'impegno del personale sanitario e dei volontari durante la pandemia abbiano acceso una luce, una speranza. "In questi mesi, nei quali il mondo intero è stato come sopraffatto da un virus che ha portato dolore e morte, sconforto e smarrimento - ha detto Bergoglio - quante mani tese abbiamo potuto vedere, che hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare sostegno e consolazione".
"Pandemia ci lascia impotenti, serve nuova fraternità"
C'è chi tende la mano al povero ma anche tanti che "tengono le mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch'essi complici. L'indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano", ha detto Papa Francesco, "non potremo essere contenti fino a quando queste mani che seminano morte non saranno trasformate in strumenti di giustizia e di pace per il mondo intero. Questa pandemia è giunta all'improvviso e ci ha colto impreparati, lasciando un grande
senso di disorientamento e impotenza". Serve quindi "l'esigenza di una nuova fraternità, capace di aiuto reciproco e di stima vicendevole". La mano tesa verso il povero, tuttavia, "non è giunta improvvisa" -sottolinea il Pontefice -, offre
la testimonianza di come ci si prepara a riconoscere il povero per sostenerlo nel tempo della necessita'. Non ci si improvvisa strumenti di misericordia. E' necessario un allenamento quotidiano".
"Tempo aiutare, troppo degrado morale"
Questo periodo di crisi legato alla pandemia può essere "un tempo favorevole per
sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo. Già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell'etica, della bonta', della fede, dell'onestà".
Il tempo da dedicare alla preghiera non può essere un "alibi" per trascurare chi ha bisogno ha detto il pontefice. "La preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili", pertanto, il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà. La Chiesa "non ha soluzioni complessive da proporre" ma può offrire "la sua testimonianza e gesti di condivisione. Essa, inoltre - ha concluso il Papa - si sente in dovere di presentare le istanze di quanti non hanno il necessario per vivere. Ricordare a tutti il grande valore del bene comune è per il popolo cristiano un impegno di vita, che si attua nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanita' e' violata nei bisogni fondamentali".