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Black Lives Matter, a Bristol abbattuta la statua di Edward Colston. VIDEO

Mondo
©Getty

Durante una manifestazione anti-razzista è stata abbattuta la statua del mercante di schiavi del 17esimo secolo, mentre a Londra è stata vandalizzata la statua di Winston Churchill sulla quale è comparsa la scritta "era un razzista"

Le proteste, nate sull’onda dell'omicidio di George Floyd, divampano anche nel Regno Unito. Nel mirino delle manifestazioni anti-razziste sono finite due statue: quella di Edward Colston, mercante di schiavi del 17esimo secolo, a Bristol e quella di Winston Churchill a Londra, sulla quale è comparsa la scritta "era un razzista". Il ministro dell’Interno britannico Priti Patel ha definito "assolutamente vergognosa" la violenza alle manifestazioni britanniche. E intanto l’opinione pubblica si interroga sulle ragioni di questa escalation per capire se la rabbia sia stata scatenata solo dagli episodi di violenza negli Stati Uniti o ci sia altro dietro.

La statua abbattuta a Bristol

Nella città di Bristol le manifestazioni di protesta sono sfociate nell’assalto alla statua del commerciante di schiavi Edward Colston. Il monumento in bronzo, che era stato eretto nel centro della città nel 1895, è stato rovesciato, trascinato, vandalizzato con della vernice rossa e infine gettato nelle acque del fiume Avon. Colston era stato un benefattore per Bristol: con il denaro ricavato dal commercio e sfruttamento degli schiavi aveva finanziato opere filantropiche in case di cura, scuole e chiese. Già in passato, propria a causa del suo coinvolgimento nella tratta degli schiavi, la statua a lui dedicata era stata fortemente contestata e oggetto di petizioni perché venisse rimossa. I fatti accaduti negli Stati Uniti hanno definitivamente acceso la miccia. Un manifestante si è scattato un selfie in ginocchio sulla statua di Colston mimando il gesto del poliziotto che ha soffocato George Floyd, a Minneapolis, a fine maggio negli Usa, scatenando un movimento di protesta globale.

Colpita anche la statua di Churchill

Nello stesso giorno in cui è stata colpita la statua di Colston, anche il monumento di Londra dedicato a Winston Churchill, primo ministro durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato vandalizzato. Sulla statua che si erge di fronte alla sede del Parlamento britannico è comparsa la scritta “era un razzista”. Sempre nella capitale inglese, un manifestante è salito sul piedistallo del monumento dedicato ai caduti di guerra a Whitehall appiccando il fuoco alla bandiera dell'Union Jack.

La condanna della violenza

Una ferma condanna agli atti di violenza durante le manifestazioni nel Regno Unito è arrivata dal ministro dell'Interno britannico Priti Patel che li ha bollati come "completamente inacettabili" e definiti "vandalismo". Secondo il ministro ombra della giustizia, David Lammy, dietro questi episodi non ci sarebbe solo la rabbia per la brutalità della polizia statunitense, ma per la discriminazione che pure si vive nel Regno Unito. Il ministro della Giustizia Kit Malthouse ha definito “illegali” e “atti di vandalismo” gli episodi che hanno visto coinvolte le statue di Colston e Churchill. Al momento, però, non sono stati presi in considerazione divieti contro nuovi cortei. Anche se sono stati evidenziati i rischi per la salute pubblica a causa della violazione del distanziamento sociale e delle restrizioni dovute all’emergenza Coronavirus durante le manifestazioni.

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