New York, chiama polizia: “Afroamericano mi minaccia”. Ma non è vero: licenziata

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La ragazza ha accusato falsamente un bird-watcher che, a Central Park, le aveva chiesto di mettere il guinzaglio al suo cane seguendo le regole. L’episodio è stato immortalato in un video pubblicato su Twitter dalla sorella dell’uomo. La giovane si è scusata, ma l’azienda per cui lavorava l’ha mandata via

Dopo il caso della morte di George Floyd a Minneapolis (LE FOTO DELLE PROTESTE), un altro episodio alimenta negli Usa il dibattito sul razzismo nei confronti degli afroamericani. Si tratta di quanto accaduto a Central Park, a New York, dove una ragazza ha chiamato la polizia dicendo di essere minacciata da un afroamericano, dopo che questo le aveva solo chiesto di rispettare le regole e mettere il guinzaglio al suo cane. L’episodio è stato immortalato in un video poi pubblicato su Twitter dalla sorella dell’uomo, il quale su Facebook ha invece raccontato i momenti immediatamente precedenti a quelli contenuti nel filmato. La giovane, Amy Cooper, si è poi scusata, ma è stata accusata di razzismo ed è stata prima sospesa e poi licenziata dal suo datore di lavoro.

La chiamata al 911: “Un afroamericano mi sta minacciando”

Tutto inizia la mattina del Memorial Day quando Amy Cooper si trova a Central Park con il suo cane Henry. L’animale, nonostante i cartelli di avvertimento, è senza guinzaglio. Così Christian Cooper (i due hanno casualmente lo stesso cognome), afroamericano laureato ad Harvard che è lì per fare bird-watching, le chiede di tenerlo legato. Quando lei si rifiuta, Cooper inizia a riprendere la scena e lei reagisce: "Chiamo la polizia e dico che c'è un afroamericano che sta minacciando la mia vita", la si sente dire nel video. “Dica loro quello che vuole”, replica lui. A quel punto la ragazza chiama il 911 e, secondo quanto riporta anche il Guardian, dice all’operatore: “C’è un uomo, afroamericano, che mi sta registrando e sta minacciando me e il mio cane. Mandate degli agenti subito!”.

epa08446273 Amy Gee of Minneapolis holds a sign near the scene of the arrest of George Floyd, who later died in police custody, in Minneapolis, Minnesota, USA, 26 May 2020. A video posted online one 25 May, appeared to show the  Floyd pleading with arresting officers that he couldn't breathe as an officer knelt on his neck.  EPA/CRAIG LASSIG

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Le accuse e il licenziamento

Il video postato dalla sorella di Christian Cooper diventa virale in poco tempo con decine di milioni di visualizzazioni. Amy Cooper viene travolta dalle accuse di razzismo e chiede scusa davanti alle telecamere, negando di avere pregiudizi razziali di alcun tipo. Ma non basta: Franklin Templeton, la società di Wall Street in cui la ragazza lavora, la licenzia: dopo una sospensione temporanea per rivedere l'incidente, viene cacciata perché - si legge in un tweet - "alla Franklin Templeton non tolleriamo il razzismo". E parole molto dure arrivano da Bill de Blasio: "Razzismo puro e semplice", twitta il primo cittadino della Grande Mela. Amy Cooper "ha chiamato la polizia perché si trattava di un afroamericano anche se era lei che stava infrangendo la legge. Questo tipo di odio non ha posto nella nostra città".

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