Sarebbe di almeno 22 vittime il bilancio dell'evento meteorologico che si è abbattuto sul golfo del Bengala. Circa tre milioni di persone sono state evacuate a scopo precauzionale, ma la situazione è resa ancor più complessa dalla pandemia e dal timore di un possibile aumento di contagi da Covid19
Il super ciclone Amphan si è abbattuto sull'India e sul Bangladesh provocando decine di morti e sfollati, con danni ingenti alle città. Sono circa tre milioni le persone evacuate a scopo precauzionale nei due Paesi, ma la situazione è resa ancor più complicata dall'emergenza Coronavirus. Il timore, infatti, è che i contagi da Covid19 possano aumentare.
Venti fino a 150 chilometri orari
Secondo gli esperti, il ciclone che si è abbattuto su India e Bangladesh è uno dei peggiori degli ultimi decenni, con venti che arrivano a velocità di punta di 150 chilometri orari. Amphan ha toccato terra in India, sferzando le coste del West Bengala vicino al delta del Sunderbans. A fronte della grave ondata di maltempo sono state evacuati oltre tre milioni di persone nei due Paesi e sono milioni anche i cittadini rimasti senza elettricità. Calcutta, capitale dello stato indiano del Bengala occidentale, si è svegliata con le strade completamente allagate. L'aeroporto della città è stato indondato. Secondo il primo ministro del Bengala occidentale, "l'impatto di Amphan è peggiore del Coronavirus".
Il timore del contagio
Oltre all'emergenza metereologica, la situazione è resa ancora più complicata dalla pandemia di Coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI LIVE - SPECIALE). C'è grande preoccupazione, infatti, per il possibile aumento dei contagi. Per proteggersi dall'arrivo del tifone, milioni di persone si sono radunate in piccoli rifugi, nonostante siano ancora in vigore le norme di distanziamento sociale per il contentimento dell'infezione. Secondo la protezione civile locale, in India sarebbero 450 mila le persone al momento nelle strutture di assistenza, 300 mila nel Bengala occidentale e altre 150 mila nell'Odisha, stato dell'India orientale. La paura del contagio ha spinto molti residenti a rifiutare l'evacuazione per il timore dell'affollamento e dell'inevitabile eccessiva vicinanza nei rifugi anticiclone.