Migranti, Turchia apre i confini. In migliaia alla frontiera con la Grecia: cosa succede

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L'esodo è iniziato in seguito alla decisione di Erdogan, dopo la morte di 36 soldati turchi a Idlib, in Siria, di lasciar passare i profughi intenzionati a dirigersi verso l'Europa. Il presidente turco accusa l'Ue di non averlo sostenuto nella crisi siriana

Monta la tensione tra Ankara e Damasco nella provincia nord-occidentale siriana di Idlib: la Turchia ha annunciato una nuova offensiva e intanto ricatta l'Ue organizzando l'esodo dei migranti verso la frontiera con la Grecia. Qui ora è emergenza: sono migliaia i migranti che si sono riversati al confine. Sono persone in fuga dal conflitto in Siria, ma anche da Iraq e Afghanistan (FOTO - LO SPECIALE MIGRANTI). Secondo i dati dell’Oim, l'Organizzazione mondiale per le migrazioni, i richiedenti asilo al confine tra Turchia e Grecia (ma anche Bulgaria), sono oltre 13mila, tra cui donne e bambini costretti a vivere in condizioni indicibili. Ma sulle cifre c’è grande discordanza con la Turchia che riferisce di numeri di 10 volte superiori, quasi 120mila secondo il ministro dell'Interno di Ankara. La situazione è molto tesa anche sull’isola greca di Lesbo, già teatro negli ultimi anni del dramma dei migranti: si registrano violenze verso i nuovi arrivati e anche la morte di un bambino, avvenuta durante il tentativo di sbarco a Mitilini.

L’escalation a Idlib e la strage di soldati turchi

La decisione di Erdogan di aprire le frontiere turche e lasciare passare i migranti è arrivata dopo che il 27 febbraio 36 soldati turchi sono stati uccisi in un bombardamento a Idlib, la regione del nord-ovest della Siria dove è in corso una drammatica escalation da settimane in cui si scontrano duramente le forze governative appoggiate dalla Russia e le milizie ribelli sostenute dalla Turchia. Si tratta della più grave perdita per la Turchia dal suo ingresso nel conflitto nel 2016.

La decisione di Erdogan di aprire le frontiere

Ankara ha quindi annunciato di non avere più intenzione di bloccare alle sue frontiere i richiedenti asilo che intendano recarsi in Europa. Una reazione – avvenuta a caldo ma ancora in atto - per punire il mancato sostegno dell'Europa, secondo Erdogan, nella crisi in Siria. L’esodo si è scatenato all’improvviso, con migliaia di richiedenti asilo in movimento verso le frontiere con Grecia e Bulgaria: a piedi sul ciglio della strada, oppure a bordo di taxi e autobus. Le donne con i bambini in braccio, sulle spalle dei più giovani uno zaino recuperato in fretta. “Abbiamo aperto le porte. Non chiuderemo quelle porte. Perché? Perché l'Europa deve mantenere le promesse", insiste Erdogan, che continua ad accusare l’Europa di averlo abbandonato nella crisi in Siria.

Erdogan non arretra: “Presto milioni di migranti verso l’Europa”

Erdogan è deciso per ora a non arretrare di un centimetro dalle sue posizioni. Il presidente turco da un lato chiede all'Ue di mantenere gli accordi stipulati nel 2016, quando i Paesi membri promisero 6 miliardi di euro di aiuti ad Ankara per finanziare l'accoglienza non solo dei siriani, ma anche di afghani, iracheni e altri in fuga dalla fame e dalle guerre. In tutto 3,6 milioni di persone “ospitate” sul territorio turco. E il 2 marzo, Erdogan ha affermato: “Da quando abbiamo aperto i nostri confini, il numero di migranti diretti in Europa è di centinaia di migliaia. Presto sarà nell'ordine di milioni".

 

Tensione al confine greco

La situazione al confine con la Grecia si è fatta presto drammatica. A una frontiera già militarizzata, il 29 febbraio tra Pazarkule e Kastanies decine di poliziotti e soldati greci hanno usato gas lacrimogeni contro i migranti che cercavano di passare la frontiera. In molti hanno cercato di attraversare la frontiera via mare con gommoni o a nuoto, nonostante la pericolosità della traversata. Intanto la Grecia ha innalzato alla massima allerta il livello di protezione delle frontiere, ha annunciato il premier Kyriakos Mitsotakis. Atene ha rafforzato le pattuglie alle frontiere marittime e terrestri e ha deciso di sospendere le richieste di asilo per coloro che entreranno illegalmente nel Paese. La Grecia ha fatto sapere che in 24 ore ha respinto circa 10mila migranti che cercavano di passare il confine illegalmente.

A Lesbo violenza contro i migranti

Alcune centinaia di migranti, a bordo di gommoni, sono sbarcate invece sull'isola greca di Lesbo, dove si trovano già migliaia di richiedenti asilo e la situazione è già al collasso. L’isola è diventata teatro di violenze contro i migranti. Alcune decine di persone hanno impedito lo sbarco di un gommone nella località di Thermi, dopo che questo - su cui viaggiavano una cinquantina di migranti, tra cui diversi bambini - era già da diverse ore in mare. Questo gruppo ha anche aggredito verbalmente il personale Onu che tentava di assistere i migranti. In un altro incidente, un centro per l'accoglienza dei migranti in disuso è stato dato alle fiamme. Inoltre, alcuni gruppi di abitanti di Lesbo hanno rivolto insulti e botte contro giornalisti e fotoreporter, urlato contro personale dell'Unhcr, lanciato sassi contro un pullman della polizia (un agente è rimasto ferito).

Diplomazie a lavoro, tensione alta

La tensione è alta anche a livello di politica internazionale. Nei prossimi giorni i ministri degli Esteri dell'Unione europea si incontreranno in una riunione straordinaria del Consiglio convocata dall'Alto rappresentante Josep Borrell. I presidenti di Commissione Ue, Parlamento europeo e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen, David Sassoli e Charles Michel il 3 marzo, faranno visita alla frontiera terrestre tra Grecia e Turchia con il premier greco Kyriakos Mitsotakis. E si guarda con speranza all'incontro, annunciato dai media turchi, tra Erdogan e Putin che si dovrebbe tenere il 5 marzo a Mosca. Intanto Frontex, l'Agenzia per la difesa delle frontiere esterne dell'Ue, ha annunciato l'invio di mezzi e uomini supplementari per dare man forte alla Grecia. E Borrell - dopo aver ribadito per l'ennesima volta che la soluzione al conflitto in Siria può essere solo politica - ha confermato il pieno sostegno dell'Unione sia ad Atene sia alla Bulgaria, anch'essa confinante con la Turchia e quindi esposta alle pressioni che Ankara sta esercitando con l'apertura del flusso dei migranti.

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