Germania, la Corte Costituzionale depenalizza il suicidio assistito

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La Corte costituzionale tedesca torna ad esprimersi sul fine vita allargando la possibilità di ricorrere al suicidio assistito con l'aiuto di terzi. Finora l’articolo 217 del codice penale prevedeva una pena fino a tre anni di reclusione per chi favoriva il suicidio 

Per i giudici della Corte costituzionale tedesca "scegliere di morire" è un diritto.
Una sentenza dell’alta Corte di Karlsruhe allarga la possibilità di ricorrere al suicidio assistito con l’aiuto di terzi anche per malati non terminali.

Annullato l'art.217 del Codice penale

Nei diritti della persona va compresa anche "libertà di togliersi la vita" ha affermato il presidente della Corte costituzionale tedesca, Andrea Vosskuhle, nell'argomentare la sentenza. Dopo una serie di ricorsi di medici, malati terminali e associazioni, è stato dunque annullato l’articolo 217 del Codice penale che vietava la possibilità alle associazioni per l’assistenza al suicidio e per le cure palliative di fornire al paziente gravemente malato un sostegno nel portare a termine la sua decisione di togliersi la vita. 

Eutanasia attiva resta proibita

L'eutanasia attiva è e rimane proibita in Germania: la somministrazione di un'iniezione letale può essere punita come "uccisione a richiesta". Invece l'eutanasia passiva, come la rinuncia a misure che prolungano la vita, è possibile se esiste una precisa dichiarazione d'intenti. In questa pronuncia si ammette la possibilità che l'eutanasia passiva possa essere portata avanti anche con l'aiuto di terzi, e afferma il principio che "l'autodeterminazione alla fine della propria vita rientra nell'area della personalità umana". Questo, in particolare, significa che il diritto a togliersi la vita non è limitato alle persone anziane o gravemente malate che sono stanche della loro vita ma "esiste in ogni fase dell'esistenza umana", quindi si riferisce anche alle persone sane.

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