Messaggi e dediche affidati a un foglietto di carta appallottolato e lanciato a canestro: sui social network l'omaggio per il campione scomparso
Il foglio di carta che si accartoccia e diventa una palla, il tiro verso un canestro improvvisato cercando di imitare lo stile del proprio eroe, il nome gridato quando il colpo va a bersaglio. Tre gesti semplici, ripetuti chissà quante volte dagli appassionati di basket – a casa a scuola, in ufficio – che ora diventano omaggio, tributo, quasi una preghiera.
Il raduno allo Staples Center
Un modo di ricordare Bryant, nato proprio dove la leggenda di Kobe ha avuto inizio: a Los Angeles, allo Staples Center, il teatro delle gesta dei Lakers. È bastato un cestino della carta straccia, spuntato in mezzo ai fiori, le candele, le magliette lasciate nel memoriale improvvisato dopo la tragica morte del campione. Sul cestino un biglietto, un semplice messaggio: #SayKobe, you know what to do. Dì “Kobe”, sai cosa fare. E cos’altro, se non l’arte che ha visto Bryant tra i più grandi interpreti, il tiro a canestro?
Il passaparola sui social
Come spesso accade con le passioni e le grandi emozioni condivise, grazie al passaparola dei social il piccolo gesto in pochissimo tempo è diventato qualcosa di più, e poche ore dopo, sempre davanti allo Staples Center, quel tiro a canestro era già diventato un rito collettivo, con tanto di conto alla rovescia.
Nel nome di Kobe
Ma nel frattempo, in ogni angolo degli Stati Uniti e del mondo, grandi e piccoli appassionati si misuravano con il loro personalissimo #SayKobe. Ogni canestro, una lettera d’amore al campione: perché in molti, prima di accartocciarlo, sul quel foglio hanno scritto una dedica o un ricordo per Bryant.