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La fuga di Carlos Ghosn, mandato di arresto per la moglie Carole

Mondo

Dopo la fuga del marito la scorsa settimana, il pubblico ministero di Tokyo ha accusato la 53enne di "falsa testimonianza". La donna al momento si trova in Libano insieme all'ex numero uno di Renault-Nissan

Con l'accusa di "falsa testimonianza", il pubblico ministero di Tokyo ha spiccato un mandato di arresto per la moglie di Carlos Ghosn, Carole. La donna, che ha lasciato lo scorso aprile il Giappone, avrebbe mentito a una Corte nipponica durante un'udienza che riguardava il marito. I due, al momento, si trovano a Beirut, dove l'ex numero uno di Renault-Nissan ha raggiunto la moglie a seguito di una rocambolesca fuga dal Giappone lo scorso 30 dicembre. Carlos Ghosn è accusato di cattiva condotta finanziaria ma non ha intenzione di comparire davanti ai giudici: "Sto cercando di evitare ingiustizia e persecuzione politica" ha dichiarato una volta arrivato in Libano, aggiungendo che non sarà più tenuto "in ostaggio da un sistema giudiziario truccato". Domani Ghosn terrà una conferenza stampa a Beirut, durante la quale è probabile che torni ad accusare la magistratura nipponica.

La campagna di sensibilizzazione in favore del marito

Nello specifico, secondo il pubblico ministero di Tokyo, Carole Ghosn avrebbe reso falsa testimonianza in un'udienza ad aprile, l'ultima a cui ha partecipato. Subito dopo essersi presentata davanti ai giudici la 53enne, che possiede la cittadinanza libanese e statunitense, ha lasciato il Giappone e ha dato il via a una campagna di sensibilizzazione in favore del marito. La donna in questi mesi ha rivendicato in diversi Paesi un equo processo e la liberazione dell'ex numero uno di Renault-Nissan. Diversi media internazionali hanno ipotizzato che Carole Ghosn abbia giocato un ruolo decisivo nella fuga del marito, ipotesi che però il manager ha smentito una volta arrivato in Libano, dichiarando di aver ideato il progetto personalmente. All'ex tycoon 65enne, durante il periodo di detenzione, era stato vietato di vedere la consorte e, anche dopo aver ottenuto la libertà su cauzione, aveva un accesso limitato alle conversazioni tramite videoconferenza.

La fuga da film

Ghosn è riuscito a lasciare il Giappone con una fuga che ha dell'incredibile. Il 65enne era agli arresti domiciliari a Tokyo e avrebbe lasciato la propria abitazione all'interno di una grande valigia di metallo, come quelle usate per trasportare materiale audio per un concerto. In questo modo avrebbe raggiunto, con l'aiuto di due complici, un vicino aeroporto e si sarebbe imbarcato su un jet privato. Secondo le autorità giapponesi Ghosn avrebbe sfruttato la possibilità di muoversi all'interno dei confini nipponici senza chiedere il permesso del tribunale, concessa per i viaggi fino a 72 ore, e la scarsa vigilanza alla quale vengono sottoposti gli aerei privati. Intanto si rincorrono le voci di una possibile serie tv sulla vita dell'ex numero uno di Renault-Nissan. Nei giorni scorsi il quotidiano francese Le Monde ha rivelato che l'ex magnate avrebbe firmato un accordo esclusivo con Netflix. Indiscrezione che è stata smentita da un portavoce della piattaforma di streaming. Nato in Brasile, figlio di immigrati libanesi, Ghosn dopo gli studi in Francia ha conquistato i vertici della Nissan, per poi diventare l'Ad dell'intero gruppo Renault. Negli ultimi anni, però, ha dovuto fare i conti con accuse di frode fiscale e finanziaria, a cui ha fatto seguito la detenzione in Giappone e la rocambolesca fuga in Libano.

Il Giappone si difende: l'arresto si basa su solide basi legali

Intanto un funzionario del governo giapponese difende la magistratura nipponica sostenendo che l'arresto e l'incriminazione di Carlos Ghosn si basino su solide basi legali e sul rispetto dei diritti della difesa. "Gli arresti – ha dichiarato ai media giapponesi il funzionario, che ha voluto rimanere anonimo - sono effettuato partendo da sospetti comprovati, immediatamente notificati all'interessato, con un mandato emesso da un giudice, e le accuse si basano su prove". Nel caso dell'ex numero uno di Renault-Nissan, nello specifico, "il tribunale ha ritenuto inevitabile arrestarlo e tenerlo in custodia a causa del rischio che Ghosn, sapendo di essere indagato, lasciasse il Giappone, distruggesse le prove o influenzasse le persone in relazione alla sua presunta appropriazione indebita". Ciononostante, in un secondo momento, Ghosn è stato rilasciato su cauzione con una multa, una scelta che dimostrerebbe, secondo il funzionario, come la giustizia giapponese garantisca i diritti della difesa. Al manager, infatti, è stata concessa la libertà senza supervisione 24 ore su 24 per permettergli "le sufficienti opportunità di vedere i suoi avvocati e di preparare il suo processo".

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