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Dall'Ue 600 milioni di euro a 301 ricercatori: 23 sono italiani

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Come numero, i connazionali sono al quarto posto dopo tedeschi, francesi e olandesi, ma solo in sette lavorano nel nostro Paese

Dal cibo fuso con l'elettronica per controllare la salute, al cambiamento climatico che modificherà la superficie terrestre. Sono questi i temi delle ricerche finanziate dall'Unione Europea con 600 milioni. Tra i 301 studiosi europei che riceveranno i fondi, ci sono anche 23 italiani, ma solo sette realizzeranno il loro progetto nel nostro Paese.

L'impegno italiano

Come numero, i ricercatori italiani finanziati sono al quarto posto dopo tedeschi, francesi e olandesi. In Italia, le strutture che ospiteranno le ricerche sono l'Istituto Italiano di Tecnologia a Milano, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste, la Scuola Normale Superiore di Pisa, l'Istituto Nazionale di Astrofisica, il Politecnico di Milano, l'Università di Modena e Reggio Emilia e l'Università Ca' Foscari di Venezia.

Il finanziamento

L'aiuto economico stanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca (Erc) si chiama Consolidator Grant e si rivolge ai ricercatori con almeno sette anni di esperienza dopo il dottorato. L'obiettivo è consolidare la loro attività scientifica su progetti di eccellenza. Le ricerche di frontiera sono finanziate nell'ambito del programma Horizon 2020. I vincitori sono di 37 nazionalità diverse e realizzeranno i loro studi nelle università e nei centri di ricerca di 24 Paesi europei. Per numero di progetti finanziati, al primo posto c'è la Germania (52), seguita da Regno Unito (50), Francia (43) e Paesi Bassi (32).

"L'eccellenza non sia una questione geografica"

"La conoscenza sviluppata grazie a questi nuovi progetti potrà fornirci scoperte e innovazioni che non avevamo nemmeno immaginato", ha spiegato Mariya Gabriel, commissario europeo per la ricerca, l'innovazione e la scienza. Gli aiuti economici per gli studiosi europei "sono un investimento nel nostro futuro": l'obiettivo è creare maggiori opportunità in tutto il territorio dell'Unione, perché "l'eccellenza non dovrebbe essere una questione di geografia".

Il presidente dell'Erc, Jean-Pierre Bourguignon, il cui mandato scade il 31 dicembre prossimo, ha sottolineato di aver avuto "l'immenso privilegio di vedere migliaia di menti brillanti in tutto il nostro continente ricevere la fiducia e il sostegno per inseguire le loro idee più audaci". I finanziamenti alla ricerca lo rendono "orgoglioso di essere europeo".

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