Daniela Carrasco è stata trovata senza vita il 20 ottobre. L’autopsia del medico legale parla di suicidio e nega evidenze di violenze sul corpo, attivisti e associazioni denunciano che la 36enne sia stata arrestata e poi stuprata
Non si placa la contestazione sociale in Cile. Il bilancio, dopo 4 settimane di guerriglia, è di 23 morti - di cui 5 almeno dalle forze di sicurezza - oltre 2400 feriti - di cui 1360 da pallottole vaganti e altri proiettili della polizia - 950 detenzioni preventive e in tutto 17 mila arresti. I manifestanti tornano in piazza a protestare e sui social cresce il malcontento acuito, in queste ore, dal caso della morte (brutale uccisione, secondo molti) di Daniela Carrasco.
El Mimo
Conosciuta come “El mimo” è diventata suo malgrado simbolo delle proteste in Cile. Il 20 ottobre, il suo corpo senza vita è stato trovato impiccato in un parco di Santiago del Cile. Il risultato dell’autopsia refertata dal medico legale, arrivato un mese dopo la morte, parla chiaro: Daniela Carrasco è morta per asfissia e sul suo corpo non sono stati rilevati segni di violenze. Associazioni e società civile, però, ipotizzano un'altra versione dei fatti. L’ultima volta che El mimo è stata vista in vita è stato durante l’arresto a margine di una manifestazione di piazza. Era il 19 ottobre. Il sospetto è che durante la detenzione da parte dei Carabineros la 36enne sia stata picchiata e violentata.
Giustizia per il mimo
Il sindacato nazionale degli attori e il Movimento cileno “Non una di meno” sono stati tra i primi a chiedere giustizia per la 36enne e a denunciarne lo stupro e l’uccisione. Nel Paese, avvertono, è in atto una campagna di intimidazione contro le donne che manifestavano contro il governo. Immediata la mobilitazione sui social riunita attorno all’hashtag #JustiziaparaelMimo, che cresce ora dopo ora insieme all’hashtag #EstadoFemicida. Sul caso, però, con l'obiettivo di fare un po' di chiarezza, è intervenuta nelle ultime ore anche l’associazione delle avocatesse femministe del Cile “Abogadas Feministas Chile”, che difende pro bono la famiglia di Daniela Carrasco. Il mimo, spiegano, avrebbe lasciato un biglietto per spiegare le ragioni di un eventuale suicidio, al momento, inoltre le notizie circolate circa la detenzione violenta da parte dei Carabineros non trovano conferme nei fatti. "Le indagini sono ancora in corso - precisano - e non si esclude che i futuri rapporti dei medici forensi possano dare risposte diverse da quelle confutate sino ad ora".
Le proteste in Cile
Le proteste in Cile sono iniziate il 20 settembre. A scatenare la rabbia dei cileni è stato l'aumento del 3,7% del prezzo del biglietto della metro a Santiago del Cile, poi cancellato dal governo. Ma il malcontento è generalizzato: si protesta per la errata distribuzione della ricchezza, per le inesistenti politiche del welfare, per l’istruzione privata con rette inaccessibili alla maggior parte della popolazione (costretta spesso a indebitarsi).
Nell'occhio del ciclone è però soprattutto il modus operandi delle forze dell'ordine. Sotto accusa, in particolare, i proiettili di gomma sparati direttamente in faccia dai Carabineros durante i raduni antigovernativi, responsabili di gravi ferite agli occhi per 270 persone - di cui alcuni bambini - un record nelle statistiche mondiali. Uno studio dell'Università del Cile ha confermato che questi pellet sono composti solo dal 20% di gomma, mentre l'altro 80% ha elementi diversi, come il piombo. I Carabineros però hanno sempre respinto il rapporto.
Crisi sociale
Quella che si è rivelata la peggiore crisi sociale degli ultimi decenni affonda, secondo alcuni analisti, le sue radici in un sistema socio-economico ereditato dalla dittatura di Pinochet (1973-1990) (CHI ERA), neoliberista: bassi livelli di salari e pensioni, scarsa assistenza sanitaria pubblica e istruzione, divario sempre più ampio tra ricchi e poveri, con un quinto della popolazione che vive con meno di 140 dollari al mese.