Ergastolo duro ai mafiosi, la Corte di Strasburgo boccia l'Italia: viola i diritti umani

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L’organo europeo ha stabilito che il nostro Paese deve modificare il cosiddetto 41bis, voluto dai giudici Falcone e Borsellino, che impedisce al condannato di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia. Bonafede: Non condividiamo questa decisione

L'Italia deve riformare la legge sull'ergastolo ostativo, che impedisce al condannato per mafia o per terrorismo di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia. Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo, rifiutando la richiesta di un nuovo giudizio avanzata dal Governo italiano dopo la condanna - che adesso diventa definitiva - emessa il 13 giugno scorso. Secondo la Corte, la legge sull'ergastolo ostativo viola il diritto a non essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti.

Il caso di Marcello Viola

Il caso su cui la Corte si è pronunciata è quello di Marcello Viola, in carcere dall'inizio degli anni Novanta anni per associazione mafiosa, omicidio, rapimento e detenzione d'armi. L'uomo si è finora rifiutato di collaborare con la giustizia e gli sono stati quindi rifiutati due permessi premio e la libertà condizionale. Nella sentenza, la Corte spiega che lo Stato non può imporre il carcere a vita ai condannati solo sulla base della loro decisione di non collaborare con la giustizia.

La sentenza

I giudici di Strasburgo ritengono che "la non collaborazione" non implica necessariamente che il condannato non si sia pentito dei suoi atti, che sia ancora in contatto con le organizzazioni criminali e che costituisca quindi un pericolo per la società, ma che può dipendere da altri fattori, come per esempio la paura di mettere in pericolo la propria vita o quella dei propri cari. Quindi, al contrario di quanto affermato dal governo, la decisione se collaborare o meno, non è totalmente libera. Allo stesso tempo, a Strasburgo ritengono che la collaborazione con la giustizia non comporti sempre un pentimento e l'aver messo fine ai contatti con le organizzazioni criminali. Nella sentenza la Corte non dice che Viola deve essere liberato, ma che l'Italia deve cambiare la legge sull'ergastolo ostativo in modo che la collaborazione con la giustizia del condonato non sia l'unico elemento che gli impedisce di non avere sconti di pena.

Bonafede: "Non condividiamo questa decisione della Cedu"

"Non condividiamo nella maniera più assoluta questa decisione della Cedu - ha commentato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede - ne prendiamo atto e faremo valere in tutte le sedi le ragioni del governo italiano e di una scelta che lo Stato ha fatto tanti anni fa: una persona può accedere ai benefici a condizione che collabori con la giustizia". Già ieri, il ministro aveva dichiarato: "La posizione dell'Italia è chiara: rappresenta un caposaldo della lotta alla mafia. Lo abbiamo espresso in tutte le sedi ufficiali: l'ergastolo ostativo ha rappresentato un punto fondamentale nella lotta alla mafia".

Morra: "Un colpo alla memoria di Falcone e Borsellino"

Critico anche il presidente della commissione antimafia Antimafia Nicola Morra, che due giorni fa ha scritto su Facebook: "Bocciando l'ergastolo ostativo, si delegittimerebbe il regime carcerario del 41 bis, che, ci tengo a precisarlo, non è carcere duro, inumano, bestiale, come ci si vorrebbe fare credere, ma un regime carcerario in cui le possibilità di comunicare all'interno ed all'esterno dell'istituto di pena sono rigorosamente controllate, al fine di impedire che il detenuto possa continuare a relazionarsi con l'organizzazione di cui era parte. Questo intervento sull'ergastolo ostativo rappresenterebbe un colpo straordinario anche alla memoria di chi, come Falcone, come Borsellino, come Caponnetto, aveva capito l'eccezionalità della lotta alla mafia". 

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