L’esperto di economia dei trasporti: "Nel tavolo a 4, le due gambe pubbliche avranno troppo peso, il conto per i contribuenti sarà salato. I tempi lunghi per il nuovo piano, previsto entro fine settembre, possono far finire i soldi del prestito ponte"
Dopo la decisione di FS di dare il via libera all’ingresso di Atlantia nella nuova compagine di Alitalia, abbiamo chiesto ad Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti all'Università Bicocca di Milano, di spiegarci in parole semplici cosa succede adesso. L’assetto – ancora in via di definizione – vedrebbe Ferrovie dello Stato capofila al 35%, il Ministero dell’economia e la compagnia americana Delta col 15% ciascuno, Atlantia con una quota da definire.
Professore, è un passo avanti positivo?
“Di sicuro è un passo avanti. Prima di dire ‘positivo’, c’è da aspettare il nuovo piano industriale, previsto per fine settembre. L’amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, ha già detto che quello impostato da FS è da rivedere. Ed è giusto così: chi investe soldi vuole avere voce in capitolo. Le tempistiche mi sembrano però un po’ troppo lunghe, su questo sono d’accordo coi sindacati: la compagnia continua a bruciare ogni giorno che passa i soldi del prestito ponte, quindi il denaro di noi contribuenti; c’è il rischio che finiscano tutti i 900 milioni stanziati dal Governo e si debba mettere altra liquidità”.
Rispetto ai nomi circolati negli ultimi giorni, come giudica la scelta di FS?
“Atlantia è un socio finanziariamente più solido degli altri che si erano proposti; ma resta il fatto che la mano pubblica, con Ministero dell’economia e Ferrovie (e quindi il contribuente italiano), alla fine potrebbe andare oltre il 50%. Il ministro dello sviluppo economico, Di Maio, l’ha fatto capire. La gamba pubblica di questo tavolo a 4 gambe rischia di costare moltissimo ai cittadini, mancando una prospettiva di mercato”.
L’apporto dei soci privati sarà quindi non sufficiente a bilanciare la gestione?
“La parte privata si riduce ad Atlantia e a Delta Airlines – conclude Giuricin. Il gruppo dei Benetton, controllando Aeroporti di Roma, ha interesse a una compagnia di bandiera sana, ma potrebbe aprirsi la questione delle tariffe aeroportuali, aumentate dal governo Monti a fine 2011 e che difficilmente il regolatore attuale potrebbe abbassare, procurando una perdita di introiti ad Atlantia. E gli americani di Delta sono dentro solo in chiave difensiva, per evitare una possibile espansione di Lufthansa in Italia, ma non metteranno più dei 100 milioni annunciati”.