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Tensione Usa-Iran, Washington: "Aperti a negoziati". Teheran: "State mentendo"

Mondo

Le sanzioni contro la Guida suprema Ali Khamenei e l'annuncio di quelle contro il capo della diplomazia riaccendono le tensioni. Washington: "La porta è aperta". Il presidente iraniano: la Casa Bianca "è afflitta da ritardo mentale"

Rimane aperto il fronte delle tensioni tra Iran e Stati Uniti all'indomani delle sanzioni contro la Guida suprema Ali Khamenei e l'annuncio di quelle contro il capo della diplomazia Mohammad Javad Zarif. Il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa John Bolton prova a smorzare i toni affermando che gli Stati Uniti sono aperti a negoziati con l'Iran, l'unica cosa che Teheran deve fare è "varcare quella porta aperta". Ma la reazione del presidente iraniano Hassan Rohani è dura: la Casa Bianca è "afflitta da ritardo mentale. Mentre fate appelli ai negoziati, cercate di sanzionare il ministro degli Esteri? È evidente che state mentendo", ha detto, definendo le nuove sanzioni americane "oltraggiose e stupide" e dichiarando di considerarle come la prova del "chiaro fallimento" dell'amministrazione Trump, anche perché la Guida Suprema di Teheran non ha beni all'estero da poter congelare. Intanto, un funzionario dell’amministrazione americana accusa: Russia, Cina e Iran stanno cercando di manipolare l'opinione pubblica Usa in vista delle elezioni presidenziali del 2020, ma nessuno di loro è riuscito a interferire fisicamente nell'infrastruttura del voto che resta comunque un obiettivo.

“Trump distrugge pace e sicurezza”

Prima dell'intervento di Rohani, anche il portavoce del ministero degli Affari esteri iraniano, Abbas Moussavi, parlando delle sanzioni ha affermato che Washington ha messo fine "in modo permanente" alla via della diplomazia. Secondo Moussavi, “imporre delle sanzioni sterili contro la Guida suprema (Ali Khamenei, ndr) e contro il capo della diplomazia iraniana (Mohamad Javad Zarif, ndr) vuol dire fermare in modo permanente la via della diplomazia con il governo pronto a tutto di Trump". E aggiunge: "Il disperato governo di Trump distrugge il consolidato meccanismo internazionale attraverso il quale devono essere mantenute la pace e la sicurezza".

Trump: non mi serve l'ok del Congresso per attaccare l'Iran

Intanto, anche se un attacco militare non sembra al momento l’ipotesi più probabile, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in un’intervista a The Hill, ha detto di non aver "bisogno dell'approvazione del Congresso" per un eventuale attacco. "Mi piace l'idea di avere il Congresso a fianco", ma non serve la sua autorizzazione a procedere in caso di attacco, ha dichiarato il tycoon, dicendosi “in disaccordo” con la speaker della Camera, Nancy Pelosi, secondo cui invece un via libera sarebbe necessario.

L’appello dell’Onu

Ieri il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha chiesto di porre fine alle tensioni nel Golfo e ha lanciato un appello al dialogo. In una dichiarazione al termine della riunione sull'Iran, i Quindici hanno "chiesto alle parti e a tutti i Paesi nella regione di esercitare la massima moderazione", sottolineando che le "differenze devono essere risolte attraverso il dialogo e pacificamente". Ma, secondo l'ambasciatore iraniano all'Onu, Majid Takht-Ravanchi, “non si può iniziare a dialogare con qualcuno che ti intimidisce e ti minaccia”. Il suo omologo americano Jonathan Cohen, invece, è tornato sul caso del drone Usa abbattuto dai missili iraniani ribadendo che le coordinate del velivolo mettono in chiaro che "non è mai entrato nello spazio aereo di Teheran" e quindi “le affermazioni di Teheran sono false".

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