"Abbiamo rattristato e deluso molte persone - ha detto Lam - Comunicheremo con la società. Ci spiegheremo di più e comunicheremo di più". La Cina esprime "sostegno e rispetto" per la decisione. Le manifestazioni programmate si svolgeranno ugualmente
Stop al dibattito sulla controversa legge sulle estradizioni in Cina. La sospensione è stata annunciata dalla governatrice di Hong Kong Carrie Lam, che si è detta rammaricata per le critiche che si sono abbattute sugli emendamenti alla norma e ha motivato la decisione "alla luce di quanto successo e come governo responsabile", riferendosi alle proteste di domenica e agli scontri di mercoledì tra polizia e manifestanti (LE FOTO DEGLI SCONTRI). Lam non ha confermato l'incontro con Han Zheng, tra i 7 membri del Comitato permanente del Politburo del Partito comunista cinese, insistendo più volte che Pechino è stata "molto di supporto" sui problemi nati dalla legge sull'estradizione in Cina. "Qualunque politica con risvolti sulla Cina continentale può dare il via a scontri", ha osservato la governatrice in conferenza stampa. Se è vero che la sua carica è legata a Pechino, "chi la ricopre deve rispondere alla Basic Law (costituzione, ndr) e alla gente di Hong Kong". Tuttavia la marcia indietro sulla legge non fermerà le manifestazioni programmate per domani: uno dei leader del Civil Human Rights Front (Chrf), Jimmy Sham ha chiesto il ritiro definitivo del provvedimento e le scuse della governatrice per l'uso della forza potenzialmente letale da parte della polizia durante le proteste di mercoledì (LA SOSPENSIONE DELLA LEGGE NON BASTA: ANCORA PROTESTE).
“La priorità è ricostruire la pace, abbiamo deluso molte persone”
Lam ha puntualmente glissato di fronte alle ripetute domande sulle ipotesi di dimissioni o scuse dopo l'annuncio del rinvio della controversa legge sulle estradizioni in Cina: "Le nostre intenzioni erano sincere ed erano di colmare alcune lacune normative", ha spiegato la governatrice Lam prima in cantonese e poi in inglese, cercando di ricostruire le ragioni della vicenda. "Abbiamo rattristato e deluso molte persone. Anch'io ero rattristata a ho provato rammarico", ha aggiunto Lam, osservando che “forse non stiamo stati sufficientemente efficaci nella comunicazione, ma ora la priorità è quella di ricostruire la pace e l'ordine e la fiducia verso il governo". "Accetteremo umilmente e sinceramente le critiche e miglioreremo - ha proseguito la governatrice - Comunicheremo con la società. Ci spiegheremo di più e comunicheremo di più". "Il governo - ha concluso - ascolterà, con mentalità aperta, le opinioni sulla legge”. In un primo momento, la volontà era di approvare la normativa e renderla effettiva a luglio, entro "l'attuale legislatura, ma ora non è più la priorità", ha aggiunto Lam.
L’appoggio della Cina
Da parte sua, tramite una nota del ministero degli Esteri, la Cina ha espresso "sostegno, rispetto e comprensione" per la decisione del governo di Hong Kong e ha assicurato che continuerà "a supportare con fermezza" la governatrice Lam. "Mantenere la prosperità e la stabilità di Hong Kong è nell' interesse della Cina e di tutti i Paesi del mondo. Allo stesso tempo, Hong Kong è una regione amministrativa speciale della Cina e gli affari di Hong Kong sono affari interni della Cina: nessun Paese, organizzazione o persona può avere il diritto di interferire con gli affari domestici della Cina", ha rilevato ancora il portavoce. Pechino, infine, deve salvaguardare "i suoi interessi" e "la sovranità, la sicurezza e lo sviluppo nazionali".
Le proteste
Già nelle scorse ore era trapelata la notizia che il governo di Hong Kong stesse lavorando a una soluzione per allentare le tensioni esplose a causa della legge, accusata di limitare l'autonomia dell'ex colonia a favore di una maggiore intromissione di Pechino. Negli ultimi giorni, infatti, migliaia di persone sono scese per le strade a protestare e mercoledì, giorno in cui il parlamento locale avrebbe dovuto avviare l'esame in seconda lettura del provvedimento, ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia che hanno provocato almeno 20 feriti tra agenti e dimostranti.