I luoghi del pensiero: un viaggio alle radici della cultura europea

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Un estratto del nuovo libro di Paolo Pagani edito da Neri Pozza. Un viaggio culturale tra i più grandi pensatori della storia europea

Dal suo studio Mann godeva di un panorama invidiabile. È una sorta di Beverly Hills svizzera, il quartiere allinea una dopo l’altra dimore d’epoca prestigiose alternate a ville d’architettura azzardata, di lusso modernissimo, luccicanti di vetrate generose. Quasi surreale la tranquillità. Interrotta solo dai rombi delle Porsche guidate con arroganza dagli gnomi della finanza. Nel settembre 1933 Erika descrive il luogo in questo modo in una lettera alla mamma Katia: «La casa è splendida e si trova in ottima posizione a ridosso del lago, in località Küsnacht, a 10 km da Zurigo».

Scappato nel ’33 per proteggere la sua vita e il suo lavoro, Mann si rifugia nel Sud della Francia. A Villa La Tranquille di Sanary-sur-Mer, Provenza, costruita all’estremità dello Chemin de la Colline (al Moulin Gris abitano Franz Werfel e la moglie Alma Mahler, al terzo matrimonio dopo Gustav Mahler e Walter Gropius). Veniva da un tour di conferenze su Richard Wagner in giro per l’Europa, ultime tappe i Paesi Bassi e, infine, una breve vacanza ad Arosa con Katia. Si stabilisce quindi nella comoda, borghesissima dimora di Küsnacht. Da dove nel ’38 dovrà fuggire di nuovo. Troppo vicina la Germania. Prima però aveva maturato e scritto a Eduard Korrodi del quotidiano Neue Zürcher Zeitung, in tre interminabili giorni di angoscia poetica e tormento politico, la sua furente lettera di j’accuse al nazismo (era il 3 febbraio 1936), forse il più celebre manifesto del Novecento contro le barbarie che stava marciando per calpestare l’Europa.

La fuga continua negli USA. Al 65 di Stockton Street a Princeton, New Jersey, il vicino di casa è un genio: Albert Einstein. Nel ’41 l’odissea termina nella bianca meraviglia architettonica delle Sieben Palmen (le sette palme del parco) a meno di quattro miglia dall’oceano Pacifico, fatta costruire al 1550 di San Remo Drive, Pacific Palisades, California, con il ricco contributo (quindicimila dollari) della facoltosissima amica e mecenate Agnes Meyer. Tanto tempo prima tante altre case, altri luoghi avevano propiziato momenti felici e scrittura letteraria febbrile…

Possiamo immaginare di osservare in silenzio il Mago di spalle, mentre legge, l’impalpabile limatura della cenere del sigaro che gli impiuma il gilet. I testi di Freud hanno sottolineature, ci sono tratti nervosi ai margini delle pagine, talvolta punti esclamativi, persino commenti nei passi del padre della psicoanalisi che suscitano l’interesse maggiore di Mann…

Possiamo ammirare con una trepida emozione il materiale nativo dei 323 Tagebücher, i diari tenuti fra il 1933 e il 1955, l’anno della morte. Preziosissimo organo informativo, senza lacune evidenti, assenti soltanto i quaderni relativi al periodo precedente, quelli che lo scrittore distrusse per non farli cascare in pruriginose e vendicative mani naziste. Un journal personale puntiglioso, anche pedante magari, che reca cenni sui libri da leggere e impressioni personali ricavate da quelli letti. Tutti i volumi sono sorvegliati da Die Quelle (“La fonte”), il quadro preferito da Mann dipinto nel 1913 da Ludwig von Hoffman, che fa splendere tre giovinetti nudi su sfondo blu cobalto.

Tratto da

Paolo Pagani, "I luoghi del pensiero", Neri Pozza  Pagine: 368, Prezzo €13,50

Paolo Pagani 

Ha studiato filosofia. Giornalista professionista, ha lavorato in periodici e quotidiani, ha guidato redazioni web e ora è caporedattore a Sky a Milano. Sposato, ha due figli. I luoghi del pensiero è il suo terzo libro.

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