Gb, 18enne italo-egiziana uccisa a Nottingham: confessano sei ragazze

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Tutte le teenager indagate per la morte di Mariam Mustafa hanno ammesso le proprie responsabilità nel pestaggio. La ragazza è deceduta a Nottingham il 14 marzo 2018 dopo essere stata picchiata da una baby gang venti giorni prima

Tutte e sei le ragazze indagate per la morte di Mariam Moustafa, la 18enne italo-egiziana cresciuta a Ostia picchiata nel centro di Nottingham il 20 febbraio 2018 da una baby gang e morta dopo venti giorni di coma, hanno confessato le proprie responsabilità nel pestaggio. Secondo quanto riporta Sky News, tre delle teenager avevano confermato il loro coinvolgimento l’anno scorso, mentre le altre tre inizialmente avevano negato.

L’aggressione

Mariam Moustafa, che studiava ingegneria al Nottingham College, il 20 febbraio dello scorso anno è stata aggredita a una fermata dell’autobus all'esterno del Victoria Centre in Parliament Street e, dopo essere stata portata al Queen's Medical Centre, è morta il 14 marzo. Secondo quanto ricostruito, la 18enne avrebbe cercato di scappare salendo su un bus dopo che le ragazze l’aveva trascinata per oltre venti metri, ma il gruppo l’ha seguita e ha continuato a picchiarla anche sul mezzo. Quando l'autista è intervenuto e ha fermato la gang, Mariam aveva già perso i sensi. Le ragazze, inoltre, avevano ripreso l'aggressione con il cellulare e condiviso i filmati con gli amici.

Il presunto movente razziale

Dopo l’aggressione, la famiglia della 18enne ha parlato di un attacco a sfondo razziale: uno zio raccontato che sua nipote stava camminando per strada quando un gruppo di ragazze di 15-17 anni le ha urlato contro chiamandola "black rose", "rosa nera". Inoltre, la sorella di Mariam ha dichiarato di aver visto alcune delle persone coinvolte "deridere il coma" di Mariam su Instagram.

Il caso di Mariam tra Italia ed Egitto

Pochi giorni dopo la morte di Mariam, la Procura di Roma aveva delegato le indagini ai carabinieri del reparto operativo della Capitale e chiesto alle autorità inglesi l'acquisizione di atti tramite un ordine europeo di investigazione. Tra i punti da chiarire, secondo la giustizia italiana, anche quello di un presunto errore di valutazione da parte dei medici sulle reali condizioni della 18enne dopo l'aggressione: secondo i familiari, inizialmente la ragazza è stata dimessa, ma poi ha avuto un malore ed è andata in un altro ospedale dove è stata accertata un'emorragia interna. Ma anche le autorità egiziane si sono mosse per chiedere ai colleghi britannici di condividere le informazioni: il ministero degli Esteri del Cairo aveva assicurato di seguire con attenzione gli sviluppi e a rappresentare la vittima, in Inghilterra, c’era anche l'avvocato dell'ambasciata egiziana. I media egiziani, inoltre, avevano denunciato i ritardi nelle indagini e sui social era partita una campagna con l’hashtag, diventato top trend nel Paese, "i diritti di Mariam non andranno persi".

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