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Xi Jinping in Italia dal 21 marzo, la Cina ufficializza la visita

Mondo

Il presidente della Repubblica cinese resterà in Europa fino al 26 marzo: andrà anche nel Principato di Monaco e in Francia. Attesa la firma del bilaterale con Conte per la Via della Seta. Salvini: "Memorandum è solo cornice, intesa sarà valutata"

Se ne parla da settimane, ma adesso è ufficiale: Xi Jinping sarà in visita in Italia dal 21 marzo. Il presidente della Repubblica cinese sarà in Europa fino al 26 marzo ed è atteso anche nel Principato di Monaco e in Francia. A confermare il “tour” di Xi è stato il portavoce del ministero degli Esteri, precisando - riporta l'agenzia cinese Xinhuanet - che Xi è stato invitato dal presidente italiano Sergio Mattarella, dal capo di Stato del principato monegasco Alberto II e dal presidente francese Emmanuel Macron. "La visita del presidente Xi - ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi  -  coincide col 50mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Cina e Italia: un viaggio per consolidare l'amicizia e approfondire la cooperazione, e per costruire complementarietà sul progetto della Via della seta".

La visita di Xi tra Mattarella, Conte e Palermo

Xi Jinping durante la visita in Italia vedrà "il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico", ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, ricordando che la missione di Xi "espanderà gli scambi culturali e di persone e darà un contributo alle relazioni tra Cina e Unione Europea, alla pace e allo sviluppo mondiale". Secondo le ricostruzioni possibili e tenendo conto di quanto circolato nei giorni scorsi, il presidente arriverà in Italia il 21 marzo, nel pomeriggio: la mattina del 22 marzo prevede l'incontro col Capo dello Stato Sergio Mattarella (recatosi a Pechino a febbraio 2017), mentre il 23 marzo sarà la volta del premier Giuseppe Conte, con la firma di accordi bilaterali istituzionali e commerciali, e il possibile MoU di adesione dell'Italia alla Belt and Road Initiative, la nuova Via della Seta (COSA È) fortemente voluta da Pechino e lanciata da Xi nel 2013. Nel pomeriggio del 23 marzo, poi, il trasferimento a Palermo, in forma "privata".

Nessun elemento su incontro tra Xi e il Papa

L'incontro tra Xi e il Papa, di cui hanno parlato diversi media nei giorni scorsi,  tra cui l'Apple Daily, quotidiano in lingua cinese di Hong Kong, non viene confermato. La Cina "è sempre sincera nel miglioramento delle relazioni con il Vaticano e ha fatto sforzi" in tal senso: così il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang che, sull'ipotesi di uno storico faccia a faccia tra Papa Francesco e il presidente Xi Jinping, dal 21 marzo in Italia, ha detto di "non essere a conoscenza di informazioni pertinenti". "Nel settembre 2018, Cina e Vaticano hanno firmato un accordo preliminare sulla nomina dei vescovi: questo è un importante risultato. La Cina continuerà a lavorare al dialogo costruttivo, ad accumulare comprensione e fiducia reciproca puntando a migliorare la nostra relazione", ha concluso Geng.

Il trasferimento in Francia

Il 24 marzo, Xi dovrebbe passare da Nizza, in Francia, da dove proseguirà per il principato di Monaco e un breve incontro con Alberto II. I media della città della Costa azzurra hanno parlato di blitz del presidente Emmanuel Macron con cena nella suggestiva villa Kerylos, a Beaulieu-sur-Mer.

Salvini: "Memorandum con Cina è solo cornice dell'intesa"

Intanto oggi il vicepremier Matteo Salvini, parlando a Rtl, è tornato sull'adesione dell'Italia alla Via della Seta: "Il memorandum che il premier Conte firmerà con il presidente cinese - ha detto Salvini - è la cornice, poi il quadro è un'altra cosa e noi stiamo valutando riga per riga il contenuto dell'intesa: se si apre all'export per le aziende italiane va benissimo, gli unici vincoli riguardano la sicurezza, il controllo dei dati degli italiani e l'energia. Non vorrei che qualcuno si alzasse dall'altra parte del mondo e ci spegnesse l'interruttore. Se i cinesi vogliono investire in ferrovie e porti ok, l'importante è che il controllo rimanga in mani italiane".

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