Storia di Nice, che combatte contro le mutilazioni

Mondo

Alessia de Luca

Nice Nailantei Leng'ete ha 25 anni, è keniana e da bambina è sfuggita alla mutilazione. Oggi è il simbolo della battaglia contro le Fgm. Nel 2018 la rivista Time l’ha inserita tra le cento personalità più influenti al mondo.

“Quando sono scappata la prima volta avevo 9 anni. La comunità ci aveva informato che non avremmo potuto continuare a vivere lì se non ci fossimo sottoposte al ‘taglio’. Così, io e mia sorella maggiore rimanemmo tutta la notte su un albero”. Comincia così il racconto di Nice Nailantei Leng'ete, ambasciatrice Amref contro le Fgm e – secondo la rivista Time – una tra le 100 personalità più influenti al mondo. È a Milano in occasione della giornata mondiale contro le Fgm. Di lei colpisce il viso, bellissimo, lo sguardo deciso e la pacatezza con cui racconta una storia drammatica. La sua.

La seconda volta in cui la comunità decise di sottoporle alla pratica, la sorella si rifiutò di nascondersi e si lasciò tagliare. “Mi disse che era giusto che a sacrificarsi fosse lei che era la più grande. Che coì forse, mi avrebbero lasciata in pace” racconta.

Per le famiglie Masai, la mutilazione genitale femminile è un rito importante, che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta. “Avevo paura di morire. Avevo visto bambire morire a causa del taglio. E temevo che, se anche fossi sopravvissuta non mi avrebbero più mandato a scuola e mi avrebbero costretto a sposarmi. Così decisi di sfidare la tradizione”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce le mutilazioni genitali femminili come “qualunque procedura che includa la rimozione parziale o totale dei genitali esterni femminili, o qualsiasi altra ferita agli organi genitali femminili, inferta senza alcuna ragione medica”. Nel 2016, seppur fuorilegge in molti paesi, le Fgm interessano almeno 200 milioni di donne e bambine, 70 milioni in più di quelli stimati nel 2014. Alla pratica sono strettamente correlati fenomeni come i matrimoni precoci e l’abbandono scolastico.

Da quel momento inizia la vera battaglia. Nice diventa educatrice della comunità nel 2008, grazie a un programma di Amref sulla salute femminile. Va di villaggio in villaggio, per sensibilizzare le donne sulle mutilazioni e sulla necessità di sostituire la pratica con dei riti di passaggio alternativi. Il rito alternativo si svolge nell’arco di tre giorni nel periodo di chiusura delle scuole. Durante queste giornate le bambine tra i 9 e i 12 anni partecipano a incontri di educazione sessuale e sanitaria: parlano e si confronto intorno ai temi della sessualità e della salute femminile.

Da allora, la sua battaglia al fianco di Amref le ha permesso di salvare più di 16.000 donne.

L’Onu ha fissato la messa al bando totale delle Fgm entro il 2030. Nice continua la sua lotta in Kenya, ma è anche diventata ambasciatrice contro le mutilazioni nel mondo. Ieri era a Milano, oggi parlerà al parlamento europeo, nei prossimi giorni sarà a Roma. Nel 2018 il settimanale americano Time l’ha inserita tra le 100 persone più influenti al mondo. La sua caparbietà ha ottenuto risultati importanti: al fianco di Amref è riuscita a salvare dalle mutilazioni più di 16.000 donne.  “È una goccia nel mare, ma è un inizio – commenta -  Continueremo fino a quando questa pratica non sarà estirpata ovunque”. 

 

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