San Agustín del Norte è un sobborgo povero di Caracas che da sempre si è schierato a favore della rivoluzione. Ora però la crisi mette in ginocchio i suoi abitanti: lo stipendio mensile basta a comprare solo pochi ortaggi e un chilo di riso
San Agustín del Norte è una delle favelas di Caracas, capitale del Venezuela, che da sempre si è schierata dalla parte della rivoluzione. “Grazie a Chavez abbiamo avuto tanto”, racconta una residente intervistata dai microfoni di Sky tg24. In questo quartiere Guaidò non è sostenuto dagli abitanti. Eppure, qualcosa si muove anche qui.
La favela in tempo di crisi
A San Agustín, Chavez aveva fatto costruire una teleferica, che unisse la parte più povera della città al centro. Oggi un tratto però non funziona più, perché i pezzi di ricambio non possono arrivare dall’estero: c’è l’embargo. Alla base della collina su cui si arrampicano le case della favela, le persone si mettono in fila, reggendo tante bombole vuote. Attendono tutti il camion del gas, senza sapere se passerà mai. Intanto, i vicoli del quartiere sono diventati campi di gioco per i bambini perché gli adulti non ci sono: sono quasi tutti fermi davanti a bancomat per ritirare pochi dollari.
Lo stipendio speso in un solo giorno
Di fronte ai murales a favore di Maduro e di Chavez, c’è chi parla della crisi e non più della rivoluzione: “La situazione in Venezuela è complicata, tutto è molto più caro, le cose non vanno bene. Stanno calpestando i venezuelani più poveri”, racconta un uomo. Nel quartiere ci sono pochi negozi e poca merce, per lo più si trovano cose sul mercato nero. La valuta locale perde valore di ora in ora e l’intero stipendio mensile (normalmente intorno ai 18mila bolivares) si può spendere anche in un solo giorno, comprando pochi ortaggi e un chilo di riso. I biglietti della funivia, simbolo del chavismo nel quartiere, non si fanno nemmeno più perché nessuno qui potrebbe pagarli.