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Libano, è nato il nuovo governo guidato da Saad Hariri

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Saad Hariri (foto Ansa)

Dopo 9 mesi di negoziati il premier uscente di nuovo a capo dell'esecutivo. La maggioranza dei ministeri va a Hezbollah. Quattro dicasteri andranno a donne, per la prima volta nella storia del Paese. Le priorità: questione profughi dalla Siria e crisi economia

Accordo trovato tra le forze politiche del Libano per la nascita di un nuovo governo guidato dal premier uscente Saad Hariri, dopo nove mesi di negoziati e di stallo istituzionale. Il nuovo esecutivo, con una forte componente del movimento sciita libanese filo-iraniano Hezbollah, avrà un totale di 30 ministri e, per la prima volta nella storia libanese, quattro donne. E per la prima volta una donna, Raya Hasan, del partito guidato da Hariri, occupa la posizione di ministro degli Interni, un dicastero spesso guidato da alti funzionari di polizia. I libanesi hanno festeggiato l'annuncio con un prolungato lancio di fuochi di artificio colorati nella serata di Beirut.

A Hezbollah la maggioranza dei ministeri

Il movimento sciita anti-israeliano Hezbollah, considerato "terrorista" dagli Stati Uniti e la cui ala militare è considerata "terrorista" dall'Unione europea, è riuscito di fatto ad assicurarsi, come previsto, la maggioranza dei ministeri, tramite uomini affiliati al partito e altri ministri appartenenti a sigle alleate al movimento sciita. Per il sunnita Hariri, questo governo "riflette l'immagine del Libano nel 2019". Il compromesso è riuscito solo quando dopo lunghi mesi di negoziati ci si è messi d'accordo su alcuni ministri "indipendenti" ma di fatto vicini al Partito di Dio. Per convenzione, il capo del governo in Libano deve essere musulmano sunnita, mentre il presidente del parlamento sciita e il presidente della Repubblica cristiano-maronita.

Questione profughi e crisi economica le priorità

Alle elezioni del maggio 2018, Hariri aveva perso terreno rispetto al passato, quando era un alleato di ferro dell'Arabia Saudita e poteva contare su ingenti finanziamenti da Riad. Hariri, ormai non più l'uomo dei sauditi in Libano, appare oggi un premier utile a tutti i partiti e a tutte le figure istituzionali. Come il capo di Stato, il maronita Michel Aoun, il cui genero Gibran Bassil è rimasto a capo del ministero degli esteri, e come il presidente del parlamento, lo sciita Nabih Berri, a guida anche del movimento Amal, che si è aggiudicato alcuni dicasteri chiave. Hariri ha affermato che la priorità sono le riforme economiche, in un Libano segnato dalla presenza di circa un milione di profughi siriani (su una popolazione totale di meno di quattro milioni) e dove da due mesi si svolgono periodiche manifestazioni a sfondo socio-economico contro il carovita e la corruzione dilagante. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 36%. E il debito pubblico è di più di 80 miliardi di dollari. "Non c'è tempo da perdere", ha detto Hariri, scusandosi con i libanesi per il ritardo nella formazione del governo.

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