Ogni sabato pomeriggio a Kibera, una delle più grandi bidonville d'Africa, una piccola folla di ballerine in tutù e calzamaglia impara ad affrontare la vita in punta di piedi.
Mike Wamaya ha dovuto lasciare la scuola quando suo padre è morto. A soli 7 anni, doveva provvedere alle necessità della sua famiglia. È stato allora che, nel corso di un’audizione improvvisata, qualcuno lo ha notato e lo ha inserito nel corpo di ballo del Kenya Performing Arts . “La danza ha letteralmente cambiato la mia vita. Dal piccolo villaggio in cui abitavo, sulle coste del lago Vittoria, mi ha portato a Nairobi e da lì, in Europa e negli Stati Uniti” ci racconta, Mike che oggi insegna danza classica ai bambini della baraccopoli di Kibera.
Kibera non è un posto qualsiasi. È la più grande baraccopoli dell’Africa e una tra le più grandi al mondo, casa di quasi mezzo milione di persone distribuite – al suo interno – in 12 villaggi. Con i suoi capanni, le strade sterrate e i tetti di lamiera, la baraccopoli cinge la periferia di Nairobi. Solo il 20% delle abitazioni ha la corrente elettrica e non ci sono fognature. Diversi pozzi garantiscono un accesso all’acqua potabile comunque insufficiente ai fabbisogni di tutti i residenti.
È proprio qi, alla Spurgeon’s Academy, che ogni sabato pomeriggio, Mike insegna a 60 tra bambine e bambini i rudimenti del balletto classico. Il progetto è finanziato da Anno’s Africa, una ong attiva in Kenya e impegnate in progetti artistici a scopi educativi per i bambini delle baraccopoli.
Il fatto che la danza classica non appartenga in nessun modo alla tradizione culturale africana, non sembra essere un problema per Mike: “ L’obiettivo delle mie classi è fare in modo che questi bambini intravedano il loro potenziale, sviluppino delle passioni e imparino ad essere orgogliosi di loro stesse”.
Le lezioni di danza hanno ricadute positive sul più ampio lavoro accademico degli studenti, contribuendo a ridurre i tassi di abbandono e i casi di gravidanza tra gli adolescenti che frequentano le sue lezioni. Per ovviare all’alto costo delle scarpette da punta, le ballerine della Spurgeon’s Academy hanno iniziato a fabbricarle da sé: “Abbiamo creato un’impresa sociale tramite la quale acquistiamo il materiale necessario. Finora abbiamo realizzato 160 paia di scarpette. Ma stiamo cercando un finanziatore per strutturare il nostro progetto e venderlo al di fuori della baraccopoli.