Aborto, "in Italia disparità di accesso", dice il Consiglio d'Europa. Interventi in calo

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Foto archivio Ansa

Il Comitato per i diritti sociali avverte: permangono considerevoli differenze per l'accesso all'interruzione di gravidanza a livello locale. Risale al 2016 la richiesta di rimediare alle violazioni della Carta sociale europea sull'applicazione della legge 194

"Nonostante la situazione sembri migliorata, permangono considerevoli disparità d'accesso all'interruzione di gravidanza a livello locale". È questa la conclusione del Comitato per i diritti sociali del Consiglio d'Europa su quanto fatto dall'Italia per rimediare alle violazioni della Carta sociale europea, riscontrate nel 2016, dopo il ricorso collettivo della Cgil sull'applicazione della legge 194 (COS'È). Il nostro Paese, inoltre, “non ha dato informazioni sulle misure prese per prevenire atti di molestia morale contro i medici non obiettori di coscienza” (ABORTO, DOVE È LEGALE). Nei giorni scorsi è stato depositato alle Camere il report con i dati sugli aborti in Italia che riporta un calo delle interruzioni di gravidanza volontarie nel 2017 rispetto all'anno precedente, mentre la percentuale di medici obiettori è pari al 68,4% dei ginecologi italiani.

Valutazione su informazioni rese dal governo precedente

Il Comitato si è basato, per la sua valutazione, sulle informazioni fornite dal governo precedente. Come da richiesta del 16 febbraio 2018, l’Italia, entro ottobre 2019, dovrà dare informazioni sulle misure introdotte per ridurre le restanti disparità, sull'accesso delle donne all'interruzione di gravidanza e sulla distribuzione più omogenea dei medici non obiettori sull'intero territorio nazionale. Inoltre sono stati chiesti ulteriori dati sulle misure preventive e risarcitorie adottate per proteggere il personale medico non obiettore da discriminazioni e molestia morale.

I dati sull’aborto in Italia

Nel report consegnato alle Camere il 18 gennaio scorso viene confermato un trend di diminuzione delle interruzioni di gravidanza. Nel 2017 sono state notificate 80.733 interruzioni volontarie di gravidanza con una riduzione del 4.9% rispetto al 2016 e del 65.6% rispetto al 1982. Su questo calo la Relazione ha evidenziato che "molto probabilmente ha inciso anche l'aumento dell'uso della contraccezione d'emergenza, la pillola del giorno dopo e quella dei 5 giorni dopo, che non hanno più l'obbligo di prescrizione medica per le maggiorenni, e quindi richiedono una maggiore informazione alle donne per evitarne un uso inappropriato". Invece la percentuale di medici obiettori rispetto all'interruzione volontaria di gravidanza (ivg) è pari - tra i ginecologi - al 68,4%, quasi 7 su 10, ma si legge nel documento, "per quanto riguarda i carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore, sia su base regionale che considerando le singole strutture, non si evidenziano particolari criticità nei servizi di ivg". La percentuale del 2017 sarebbe comunque in calo rispetto a quella del 2016 pari l 70,9%.

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