Batte ad Addis Abeba nel centro di ricerca iCog Labs, il cuore pulsante dell'Intelligenza Artificiale made in Africa. Qui ingegneri e programmatori lavorano per fare dell’Etiopia il paese africano più all’avanguardia nel settore.
Il futuro dell’Intelligenza artificiale potrebbe essere di casa ad Addis Abeba, e precisamente nella sede dell’Icog’s Lab, un centro di ricerca altamente specializzato sulla robotica e leader a livello mondiale in termini di resa delle emozioni e delle espressioni.
È in questi laboratori che ingegneri e programmatori hanno messo a punto, in collaborazione con la Hanson Robotics di Hong Kong, il robot Sophia, in grado di assumere 60 diverse espressioni facciali, e parlare due lingue. Sophia è anche il primo androide al mondo a possedere la cittadinanza di uno stato – quella saudita.
Tra i clienti di iCog Lab ci sono inoltre Stati Uniti, Canada, Hong Kong e Cina. La società di Addis Abeba ha progetti anche nelle scuole superiori, come YaNetu un insegnante virtuale, creato con tecnologia open source, che parla la lingua amarica. L’obiettivo è creare un programma di apprendimento a distanza da declinare nelle versioni localizzate e adattate a livello linguistico ai dialetti regionali.
In netto contrasto con le immagini di carestia e povertà, che persistono nelle menti di molti occidentali, Addis Abeba è diventata negli ultimi anni un centro per gli affari e la diplomazia internazionali. Grattacieli abitati da uffici e hotel scintillanti stanno rapidamente trasformando il panorama della capitale, e se da un lato l'Etiopia è classificata tra i paesi più poveri del mondo in termini di pil pro capite, dall’altro è anche tra quelli in più rapida crescita.
In soli cinque anni, il team che lavora per sviluppare YaNetu si è moltiplicato di 20 volte e vanta già clienti come Huawei, Hershey Foods ed Hanson Robotics.
Il problema è che senza il sostegno del governo e in mancanza di ulteriori investimenti, l'embrionale movimento di alta tecnologia e intelligenza artificiale che si sta tentando di promuovere in Etiopia e in altri paesi africani rimarrà sempre in ombra rispetto a quelli della Silicon Valley e dell’estremo oriente. “L’intelligenza artificiale potrebbe rivelarsi un acceleratore dello sviluppo che riscatterà l'Africa dal fatto di essersi persa le prime due rivoluzioni, quella industriale e quella postindustriale” spiega la 19enne Betelhem Dessie, intervenendo al primo Forum sull’AI in Africa, svoltosi a Benguerir, in Marocco. “Ma dobbiamo essere rapidi e coordinarci a livello continentale. I big players come Google, Facebook, la Russia o il governo cinese stanno investendo da anni in questo settore” spiega – e non centinaia di migliaia di dollari, come facciamo noi. Ma milioni di miliardi”.