Natale, benedizione Urbi et Orbi del Papa: siamo tutti fratelli, differenze sono ricchezza

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“Questo Natale ci faccia riscoprire i legami di fraternità che ci uniscono come essere umani", ha detto Bergoglio da San Pietro. Poi un pensiero a israeliani e palestinesi ("Riprendano il dialogo") e ad altri popoli in situazioni di crisi

"Siamo tutti fratelli in umanità" e "questa verità sta alla base della visione cristiana". Senza fraternità "i nostri sforzi per un mondo più giusto hanno il fiato corto". È la parola "fraternità" la protagonista della tradizionale benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco per il giorno di Natale. Il Pontefice, da San Pietro, ha mandato un "augurio di fraternità tra le persone di ogni nazione e cultura, di idee diverse ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l’altro, di diverse religioni". "Questo Natale ci faccia riscoprire i legami di fraternità che ci uniscono come essere umani, che legano tutti i popoli", ha detto Bergoglio. E ancora: "Le nostre differenze non sono un danno o un pericolo, sono una ricchezza. Come per un artista che vuole fare un mosaico: è meglio avere a disposizione tessere di molti colori, piuttosto che di pochi". Il Pontefice ha aggiunto che "la salvezza passa attraverso l'amore, l'accoglienza, il rispetto".

"Israeliani e palestinesi riprendano il dialogo"

Poi Bergoglio (LO SPECIALE SUL PAPA) ha rivolto un pensiero a Paesi e popolazioni in situazioni di crisi. "Questo Natale", ha detto, "consenta a israeliani e palestinesi di riprendere il dialogo e intraprendere un cammino di pace che ponga fine al conflitto che da più di settant'anni lacera la Terra scelta dal Signore per mostrare il suo volto d'amore". Un passaggio anche sulla "amata Siria", che possa "ritrovare la fraternità dopo questi lunghi anni di guerra". "La Comunità internazionale - è l'appello di Francesco - si adoperi per una soluzione politica che accantoni le divisioni e gli interessi di parte, così che il popolo siriano possa tornare a vivere in pace nella propria patria".

Un pensiero anche a Yemen, Coree, Venezuela

Un pensiero anche allo Yemen ("Con la speranza che la tregua mediata dalla Comunità internazionale possa finalmente portare sollievo ai tanti bambini e alle popolazioni stremate dalla guerra e dalla carestia") e all'Africa ("Dove milioni di persone sono rifugiate o sfollate e necessitano di assistenza umanitaria e di sicurezza alimentare"). E a quei popoli che hanno intrapreso difficili percorsi di dialogo o si trovano a vivere lacerazioni politiche, sociali e religiose: come l'Ucraina ("Ansiosa di riconquistare una pace duratura che tarda a venire"), la Penisola coreana ("Proseguire il cammino di avvicinamento") e il Venezuela ("Tutte le componenti sociali lavorino fraternamente per lo sviluppo del Paese"). Un messaggio anche per il Nicaragua, "affinché non prevalgano le divisioni e le discordie, ma tutti si adoperino per favorire la riconciliazione e costruire insieme il futuro del Paese".

"Il Signore doni a tutte le minoranze di vivere in pace"

Il Papa ha poi ricordato "i popoli che subiscono colonizzazioni ideologiche, culturali ed economiche vedendo lacerata la loro libertà e la loro identità, e che soffrono per la fame e la mancanza di servizi educativi e sanitari". Un augurio anche ai "nostri fratelli e sorelle che festeggiano la Natività del Signore in contesti difficili, specialmente là dove la comunità cristiana è una minoranza. Il Signore doni a loro e a tutte le minoranze di vivere in pace e di veder riconosciuti i propri diritti". Infine, Bergoglio ha concluso il suo messaggio di Natale dalla Loggia della Basilica vaticana con un pensiero ai più piccoli: "Il Bambino piccolo e infreddolito che contempliamo oggi nella mangiatoia protegga tutti i bambini della terra e ogni persona fragile, indifesa e scartata. Che tutti possiamo ricevere pace e conforto dalla nascita del Salvatore e, sentendoci amati dall'unico Padre celeste, ritrovarci e vivere come fratelli".

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