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California, si aggrava il bilancio degli incendi: 50 morti e centinaia di dispersi

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Mentre le fiamme procedono verso Sud alimentate dai venti, le autorità continuano a trovare corpi nelle auto bruciate e nei resti delle case. Il numero degli sfollati è arrivato a 150mila. Trump, dopo giorni di polemiche, ha dichiarato lo stato di catastrofe naturale

Continua a salire il bilancio degli incendi che da giovedì stanno devastando la California. Le vittime del rogo più mortale della storia dello Stato finora sono 50 ma centinaia di persone risultano ancora disperse, e nelle immagini del satellite Terra della Nasa si vedono le colonne di fumo che si sollevano dai tre roghi che hanno divorato un'area di oltre 800 chilometri quadrati: quello di Camp Fire, divampato a 140 chilometri a nord di Sacramento, e i due più a sud, il Woolsey Fire, nella contea di Los Angeles, e Hill Fire, nella Ventura County. Intanto, dopo che democratici e ambientalisti reclamavano da giorni l'intervento federale, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato lo stato di catastrofe naturale.

Gli sfollati sono 150mila

Il Woolsey è divampato giovedì scorso e si tratta del peggior rogo della storia della California dopo quello del 1933 scoppiato a Griffith Park, a Los Angeles, nel quale persero la vita 29 persone. Si continuano a cercare i dispersi tra le macerie delle case e nelle auto bruciate, mentre le fiamme avanzano verso Sud e gli sfollati hanno raggiunto quota 150mila (FOTO). Il fumo viene spinto dai venti verso l'oceano Pacifico e, secondo la Nasa, i dati dei satelliti indicano che i venti dovrebbero continuare a spingerlo verso ovest anche nelle prossime ore. Le autorità, intanto, hanno chiuso diverse autostrade e hanno evacuato intere città, tra cui Concow e Paradise, che è stata divorata dal fuoco. A peggiorare la situazione è anche la presenza in diverse aree di depositi di combustibili e materiali infiammabili.

La polemica sullo stato di calamità naturale

Nonostante gli incendi siano divampati diversi giorni fa, Trump ha dichiarato lo stato di calamità naturale solo la scorsa notte e sbloccato così gli aiuti federali per i centri di accoglienza e per la ricostruzione. Una decisione tardiva, dietro la quale si celano anche motivazioni politiche. Il tycoon aveva accusato le autorità californiane di aver mal gestito i boschi, ma la dura replica era prontamente arrivata: "Il presidente si informi, a bruciare sono soprattutto i boschi di proprietà dello stato federale, non quelli statali".

Neil Young attacca Trump

E contro Trump si è scagliata anche la leggenda del rock Neil Young, che ha perso la sua casa di Malibù. L’artista, che si è rivolto al tycoon come al "cosiddetto presidente Donald Trump", ha scritto sul suo sito che “la vera ragione degli incendi è il cambiamento climatico". Il cantautore ha ricordato che "le temperature sono più alte in California di quanto non lo siano state in qualunque estate a memoria d'uomo. I nostri pompieri non hanno mai visto nulla di simile. Trump sembra negarlo. Forse il nuovo Congresso farà qualcosa, speriamo". Anche altri vip che abitano nella zona sono rimasti senza casa: l’attore scozzese Gerard Butler ha postato una foto dei resti della sua villa sventrata dal fuoco, ringraziando i vigili del fuoco per il loro coraggio, mentre la popstar Miley Cyrus ha detto di essere "fra i fortunati" per essere riuscita a scappare dal fuoco con i suoi animali e il fidanzato Liam Hemsworth: "È quello che conta. La mia casa non è più in piedi ma le memorie condivise con famiglia e amici resistono". (LE STAR IN FUGA DA MALIBÙ)

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