Accordo tecnico, ma non ancora politico. Il documento ora deve passare al vaglio dei ministri del governo di Theresa May.
La riunione è prevista per le 14 ora locale di mercoledì; prima, si legge nel comunicato di Downing Street, i ministri sono "invitati a leggere la documentazione relativa", mentre voci parlano di incontri a quattrocchi tra la Premier e i colleghi più decisivi - a sottolineare quanto il momento sia delicato e dagli esiti incerti, tra i maldipancia dei brexiters, i dubbi dei remainers, e le minacce - velate ma neanche troppo - dei democratici irlandesi che pur non sedendo intorno al tavolo mantengono in vita l'esecutivo e ora ricordano: vogliamo vedere il testo, ma le nostre linee rosse non cambiano. Ovvero, nessun trattamento differenziato per il Nord Irlanda. E non è detto che sia così.
Nella bozza di compromesso, più di 400 pagine per mettere fine a un rapporto durato più di 40 anni, anche la famigerata clausola di salvaguardia per avere la certezza che in nessun caso si tornerà ad avere un confine fisico nell'isola. I dettagli non sono ufficiali, ma secondo quanto riferito dalla televisione irlandese si parla della eventuale permanenza temporanea dell'intero Regno Unito all'interno di una Unione doganale con l'Unione europea, come chiedeva Londra; ma con disposizioni specifiche e più approfondite per l'Ulster in merito a dogane e allineamento con le norme del mercato interno rispetto al resto del Regno Unito, ovvero proprio quello che il DUP teme. Presente anche un meccanismo di revisione concordato per l'eventuale sospensione della clausola stessa - l'altro punto delicatissimo, quello che aveva fatto parlare di "limbo infernale" per il Regno Unito, e di cui ancora non si conoscono i dettagli.
La cautela è massima. Da Dublino il ministro dell'interno sottolinea "i negoziati sono in dirittura d'arrivo ma non ancora conclusi"; i media britannici vengono imbeccati: "è un testo stabilizzato, non formalizzato". Di certo, è un passo avanti significativo.
Significativo, e fortemente voluto da Theresa May. C'è tutto il peso della Premier, dietro questo accordo. Se dovesse riuscire a convincere i suoi ministri, un Consiglio europeo straordinario potrebbe essere convocato per il 25 novembre. Poi nelle prime due settimane di dicembre ci sarebbe la battaglia finale, ovvero lo scontro alla Camera di Comuni, lì dove no-Brexit e no-deal potrebbero (potranno) fare fronte comune. Tra i primi a reagire oggi è stato l'ex ministro degli esteri Boris Johnson che, annunciando il suo voto contrario, ha attaccato: così diventiamo uno stato vassallo.