Nei suoi (quasi) 70 anni il Principe Carlo si è fatto notare per la sua vita sentimentale, e per il suo impegno appassionato in cause che lui definirebbe "politiche" ma "non partitiche". Un impegno, e una passione, che hanno però una scadenza.
"Da Re, non mi intrometterò". Poche parole, ma un concetto ripetuto più volte, e assolutamente centrale. "Da Re non mi intrometterò, essere principe ed essere Re sono due cose completamente diverse" scandisce Carlo nel documentario che la BBC gli dedica alla vigilia del suo 70mo compleanno, e cerca così di rassicurare gli animi di chi teme che, con lui, la Corona possa essere a rischio.
Per la sua abitudine a parlare, sempre; per la sua tendenza ad intromettersi, troppo. Gli interventi pubblici sono sotto gli occhi di tutti, dai cambiamenti climatici alla conservazione delle specie a rischio, dall'omeopatia all'architettura; le lettere inviate negli anni a ministri e politici sono, ormai, di dominio pubblico. "Black spider memos", sono state chiamate; e se nessuna ha mai imbarazzato la Casa Reale, se sempre Carlo ha sottolineato di parlare "a titolo personale", la possibilità che possa fare lo stesso da Re preoccupa, e non poco.
C'è una consuetudine da rispettare, parametri costituzionali da salvaguardare. "Non sono stupido", risponde Carlo quando gli chiedono se, da Re, continuerà nel suo attivismo. Orgoglioso di quanto fatto, sì; ma anche consapevole che "essere principe ed essere Re sono due cose completamente diverse, chiaramente non sarò in grado di fare le stesse cose".
Difficile prevedere adesso se le sue parole saranno giudicate sufficientemente rassicuranti. Anche perché non è certamente questo, l'unico problema legato alla succssione. Per Tom Bower, autore della biografia non autorizzata "Prince Rebel", sono molti gli aspetti che fanno classificare come "a rischio" il trono del futuro Re. Ad esempio sarebbe troppo legato al lusso, al contrario della madre; sempre circondato da "yes man", visto che licenzia chiunque osi contraddirlo; soprattutto pronto ad imporre Camilla come Regina.
Ma l'ostacolo maggiore, per Bower, non sarà rappresentato dall'eterno erede; quanto dal "mood" della nazione, perché "nessuno sa come reagirà il popolo alla morte della Regina". Con i suoi 66 anni di regno, per molti semplicemente Elisabetta "è" la Monarchia, ovvero "è" lo scheletro del paese: chissà se, quando lei non ci sarà più, la Monarchia continuerà ad avere un senso, e un ruolo. Questa è la vera scommessa, la vera domanda. Ed ha più a che fare con Elisabetta, e con la Monarchia stessa, che non con il suo successore.