Asia Bibi non può lasciare il Pakistan. Minacce di morte all'avvocato

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Asia Bibi, foto di archivio. Credits: GettyImages

Rinviato il rilascio della donna assolta dopo essere stata condannata a morte per blasfemia. E’ l’esito del negoziato raggiunto dal governo con gli islamisti radicali, che la vorrebbero impiccata. Il legale è stato invece costretto a lasciare la città

Il rilascio di Asia Bibi è stato rinviato (LA SUA STORIA). Nonostante la donna pakistana sia stata scagionata dall’accusa di blasfemia, per cui era stata condannata a morte, non può dirsi una donna libera. Non ancora. La 54enne, che intanto ha lasciato il carcere di Multan, è stata traferita in una località segreta e là resterà  fino a data da definirsi. Il tutto per motivi di sicurezza e di ordine pubblico. La notizia della sua assoluzione, infatti, ha generato pesanti proteste da parte degli islamisti radicali che per ben tre giorni consecutivi hanno paralizzato il Paese bloccando le principali arterie che collegano il Sud e l’Est del Paese, costringendo le scuole a chiudere e sospendendo i servizi di telefonia mobile.

L’accordo

Un Paese rimasto per 72 ore ostaggio nelle mani di un gruppo di persone che vorrebbe che Asia Bibi fosse impiccata. Per scongiurare il peggio e mettere fine alle proteste, il governo è dunque sceso a patti col partito mussulmano sunnita Tehreek-e-Labbaik: Asia Bibi non potrà lasciare il Paese fino a quando la Corte Suprema non avrà effettuato un riesame definitivo della sua sentenza, ha spiegato il ministro agli Affari Religiosi Noorul Haq Qadri.

L’avvocato costretto a lasciare il Paese

L’ira degli islamisti radicali ha coinvolto anche l’avvocato difensore della donna pakistana; Saif-ul-Mulook è stato infatti costretto a lasciare il paese temendo per la sua vita dopo aver ricevuto minacce di morte. “Nello scenario attuale, mi è impossibile vivere in Pakistan", ha dichiarato l'avvocato prima di imbarcarsi su un aereo. "Devo restare vivo per continuare la battaglia giudiziaria di Asia Bibi", ha spiegato il legale sessantenne al quale è stata accordata una scorta dopo l'assoluzione della sua assistita.

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