Midterm, in Georgia una delle sfide da guardare con attenzione

Mondo

Giovanna Pancheri

Stacey Abrams, candidata democratica come Governatore in Georgia

Le elezioni di midterm si avvicinano. Per capirne un po' di più siamo andati in Georgia dove si sta combattendo una delle sfide più interessanti.  

Il prossimo 6 novembre gli Stati Uniti rinnoveranno tutta la Camera, un terzo del senato e molti incarichi locali tra cui i Governatori di 36 Stati. Un’elezione quella di medio termine a cui si guarda con grande attenzione anche da Washington per capire se la leadership di Donald Trump resta salda e fa proseliti. Molti dei candidati del partito repubblicano, infatti, hanno sposato a pieno la linea ultraconservatrice e politically incorrect del Presidente come Brian Kemp che corre come Governatore della Georgia, una vittoria la sua che dovrebbe essere scontata in uno stato dove il GOP regna da oltre vent’anni, ma sulla sua strada c’è un’avversaria molto agguerrita determinata a fare la storia. Se vincesse, Stacey Abrams potrebbe essere la prima donna nera Governatore di uno Stato negli USA, ma come lei stessa spiega nei suoi comizi, non vuole i voti per questo, ma per il suo impegno in prima linea per la Georgia, per la riforma della giustizia e per il suo programma su educazione e sanità pubblica. La sua determinazione si percepisce in ogni suo gesto, in ogni sua parola, in ogni suo sguardo come ho potuto constatare seguendola per un pezzo della sua campagna, ma per vincere potrebbe non bastare anche perché la Abrams deve fare i conti con un elettorato nero demotivato e spesso boicottato, come ci ha spiegato anche Nse Ufot, Direttrice esecutiva del New Georgia Project un’organizzazione che si occupa di motivare gli elettori ad andare a votare e che ha denunciato per prima alcuni problemi con le registrazioni di voto. Sono infatti 53mila le registrazioni che sono state bloccate per questioni burocratiche minori dalle autorità statali, anzi per essere precisi dall’ufficio del Segretario di Stato uscente della Georgia che altri non è che Brian Kemp. “Il 75% di quelle registrazioni bloccate sono di afroamericani e anche se è vero che possono comunque presentarsi ai seggi con un documento di identità, gli scrutinatori, senza la regolare registrazione potrebbero anche decidere di non farli votare” ci ha spiegato la Ufot. Ma lo staff della campagna della Abrams è convinto che alla fine questa questione potrebbe essere un boomerang per i repubblicani motivando ancora più gli elettori ad andare alle urne.

Di seguito trovate il risultato del nostro incontro con la Abrams, nell’attesa di conoscere il prossimo 6 novembre se sarà riuscita a fare la storia o solo a rimanerne ai margini.

 

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