Il Senato americano ha confermato la nomina del giudice voluto da Trump ma finito nella bufera per le accuse di molestie sessuali. Il presidente Usa: "È un grande giorno per l'America". Fuori da Capitoll Hill non si placa la rabbia dei manifestanti
Il Senato Usa conferma Brett Kavanaugh alla Corte Suprema e regala a Donald Trump la vittoria più importante della sua presidenza a un mese dalle cruciali elezioni di medio termine: "È un grande giorno per l'America", esulta il tycoon. Il Senato ha dato il via libera a Kavanaugh con 50 voti contro 48. I democratici sconfitti però non mollano la presa e assicurano che continueranno a dare battaglia: se al voto di novembre prenderanno il controllo della Camera, l'apertura di un'indagine seria su Kavanaugh è data per scontata. E non è esclusa neanche una procedura per impeachment.
Ancora manifestazioni e arresti
Decine di manifestanti sono stati arrestati davanti al Capitol Hill, sede del Congresso, mentre protestavano contro la nomina (nei giorni scorsi era stata fermata anche la modella Emily Ratajkowski). Una nomina destinata a cambiare pelle alla corte, che diventa così la più conservatrice della storia moderna americana. Per Trump (e i repubblicani) si tratta di un'impronta decisiva: Kavanaugh e Neil Gorsuch, l'altro giudice nominato dal tycoon, sono tutti e due giovani e destinati quindi a servire per decenni.
Le accuse di molestie
Il via libera del Senato arriva al termine di una furiosa battaglia politica, scatenatasi intorno alle accuse di molestie sessuali avanzate contro Kavanaugh. L'accusatrice Christine Ford ha seguito da lontano gli sviluppi di Washington: i suoi legali la descrivono "senza rimpianti" nonostante la sua testimonianza in Senato non sia riuscita a fermare la nomina. "Ritiene di aver fatto la cosa giusta", raccontano gli avvocati, precisando che la loro assistita non è interessata e non preme per l'impeachment di Kavanaugh.
La senatrice che ha sbloccato l’impasse
Le parole e le ricostruzioni di Ford hanno lasciato parte dell'America a bocca aperta e hanno spinto in piazza migliaia di persone a manifestare contro Kavanaugh. Proteste ancora in corso, da Washington al Maine, stato della senatrice repubblicana che ha sbloccato l'impasse e concesso a Kavanaugh la vittoria. Susan Collins ha impiegato 45 minuti per spiegare in aula il perché del suo sì a Kavanaugh. Ma questo non le ha risparmiato una pioggia di critiche, con molte manifestanti che l'hanno aspettata fuori da Capitol Hill per gridarle "vergogna". Anche nel suo Maine le polemiche non sono mancate, tanto che è già partito il toto-nomi su chi la sfiderà alle prossime elezioni. Fra i papabili, anche l'ex dell'amministrazione Obama, Susan Rice.