Storica sentenza in India: l'adulterio non è più reato

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La sentenza è arrivata dopo il ricorso presentato da Joseph Shine, un uomo d'affari indiano che risiede in Italia (Getty Images, foto d'archivio)
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L’articolo del Codice Penale era vecchio di 158 anni e risaliva all’epoca coloniale. I giudici della Corte Suprema l’hanno giudicato incostituzionale: "Il marito non è più il proprietario della sua sposa"

In India l’adulterio non è più reato. Lo ha deciso la Corte Suprema, cancellando l'articolo 497 del Codice Penale, una norma risalente a 158 anni fa. Il comma abolito, che risaliva all’epoca coloniale e in vigore prima dell'Indipendenza, concedeva solo al marito il diritto di citare in giudizio l'amante della moglie e non prevedeva la stessa possibilità per le donne. Questa differenza di trattamento è stata giudicata incostituzionale, permettendo alla Corte di abrogare la legge. La sentenza è arrivata dopo il ricorso presentato da Joseph Shine, un uomo d'affari indiano che risiede in Italia, secondo il quale la legge era discriminatoria sia nei confronti degli uomini, gli unici perseguibili in caso di relazione extra coniugale, così come nei confronti delle donne, trattate alla stregua di un oggetto di proprietà dei mariti.

Diseguaglianza tra uomo e donna

Secondo il giudice supremo Dipak Misra, "qualsiasi norma che si basi sul concetto di disuguaglianza tra uomini e donne è incostituzionale: l'articolo in questione offende la dignità delle donne". La legge infatti concedeva al marito la possibilità di decidere se le relazioni sessuali della moglie con un altro uomo fossero causa di reato o meno. Finora, un uomo che aveva un rapporto sessuale con una donna sposata, senza il permesso del marito, rischiava una pena fino a cinque anni. Nella sentenza la Corte ha anche stabilito che se l'adulterio è causa di un procedimento civile come il divorzio, "non può essere un reato penale".

Società patriarcale

Insistendo sull’arbitrarietà dell'articolo, il presidente del massimo organo giudiziario ha spiegato: "È arrivato il momento di dire che il marito non è il proprietario della sua sposa. La superiorità legale di un sesso su un altro è sbagliata". La sentenza, secondo diversi osservatori, rientra tra i tentativi di attuare una rivoluzione culturale nel Paese: la società indiana infatti, ancora oggi, continua ad essere in maniera predominante patriarcale. Tra l'altro nel Paese, le donne in molti casi continuano a pagare costose doti per entrare nella famiglia del marito, nonostante la pratica sia stata dichiarata illegale.

Abrogato anche il reato di omosessualità

La decisione della Corte Suprema è solo l'ultimo passo di una serie di battaglie in favore dell’affermazione dei diritti civili e dell'uguaglianza di genere nel Paese. Un altro grande risultato era stato ottenuto lo scorso 6 settembre, quando il massimo organo giudiziario indiano aveva dichiarato incostituzionale un articolo dell'epoca vittoriana che considerava reato le relazioni omosessuali. Lo scoso anno, invece, era stato abrogato il triplo talaq, il divorzio islamico ottenuto dal marito pronunciando una sola parola.

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