Macron vs Salvini, ecco l'UE vista con gli occhi dei Brexiters

Mondo

Liliana Faccioli Pintozzi

Spectator

Il globalismo del Presidente francese contro il nazionalismo del Ministro italiano: per il britannico e conservatore The Spectator si riduce a questa sfida la battaglia per l'Europa. E la colpa è tutta, e solo, dell'immigrazione.

L'immagine di copertina che vedete nella foto non lascia spazio all'immaginazione. Meno che mai il titolo: "Le due Europe. Macron, Salvini e la battaglia per un continente". Se invece ci fossero dubbi, una frase chiarisce la teoria di fondo: "il nazionalismo di Salvini e il globalismo di Macron sono le due visioni in competizione per il futuro dell'Europa".

A titolare, e scrivere, così, è Christopher Caldwell sul The Spectator, settimanale dalla linea editoriale conservatrice, più vicino al Telegraph che al Times. Quindi hard brexiter, a volte chiaramente "johnsoniano", decisamente euroscettico. Gli occhi migliori, insomma, per cercare di capire come metà (poco più, poco meno) Regno Unito veda l'Unione europea. A maggior ragione quando mancano meno di 9 mesi alle elezioni per rinnovare il Parlamento di Strasburgo, la sofferenza delle grandi famiglie (popolare e socialista) è più che evidente, e tutti i test elettorali che si terranno da qui a maggio vedono lo stesso punto interrogativo: la destra più rigida, spesso xenofoba, nazionalista e antieuropea, quanto crescerà? (E, per la cronaca, occhi puntati sulla Svezia, dove si vota domenica: la nazione della qualità della vita e dell'accoglienza potrebbe regalare un risultato senza precedenti al Sverigedemokraterna ovvero il Partito democratico svedese di Jimmie Akesson).

L'Europa sarebbe un progetto fallimentare, con una visione senza prospettiva. Questa è l'impressione, leggendo l'articolo. La "battaglia" citata in copertina si riduce a una lotta sull'immigrazione - "mani in grado di aiutare o bocche da sfamare" -, lotta vissuta anche nel Regno Unito e aspetto decisivo per la vittoria referendaria; della dimensione geopolitica, storica e sociale dell'esperimento europeo non si fa neanche menzione, d'altra parte l'euroscetticismo qui è di casa. E contrariamente a quello che la vignetta lascerebbe immaginare, un "barbaro"contro un "erudito", il credito è tutto a favore di Matteo Salvini, "politico straordinario" "abile nell'eloquenza". Credito che non vuol dire endorsement, ma dovuta spiegazione di un fenomeno. Quando la Lega è in crescita in tutti i sondaggi, mentre il gradimento dell'inquilino dell'Eliseo è ai minimi.

Globalismo contro nazionalismo, dunque, tutto qui. Non che, tra i Ventisette (diamo Londra già persa), popolari da un lato e socialisti dall'altro siano stati fino ad oggi in grado di disegnare e sponsorizzare una chiave di lettura diversa, con soluzioni alternative e credibili alle giuste rivendicazioni - lavoro, sicurezza reale o percepita, opportunità - dell'elettorato.

Il ruolo di Angela Merkel sembra di molto ridimensionato. La sua spinta politica affaticata dagli errori in politica interna che si sono fatti sentire poi alle urne. E comunque, anche quando il famoso e famigerato asse franco-tedesco cerca di rinsaldarsi per offrire la sua ricetta, gli ingredienti non cambiano: "siamo qui per preparare il futuro" ha detto Emmanuel Macron accogliendo oggi a Marsiglia la Cancelliera tedesca, per poi sottolineare che l'incontro è dedicato proprio a "preparare la grande sfida del momento, quella sui temi migratori". Difficile che da questa riunione escano visioni alternative. Mentre a sinistra il silenzio avvolge tutto il continente.  

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