Thailandia, chi sono i soccorritori che hanno raggiunto i ragazzi
MondoSi tratta di Richard Stanton, di professione pompiere, e dell’ingegnere informatico, John Volanthen, due volontari britannici specializzati in operazioni estreme che già in passato sono intervenuti in situazioni simili
I due soccorritori che per primi hanno raggiunto i dodici ragazzi intrappolati con il loro allenatore nelle grotte di Tham Luang, in Thailandia, non sono nuovi a imprese del genere. Entrambi britannici, Richard Stanton, di professione pompiere, e John Volanthen, ingegnere informatico, già in passato si erano resi protagonisti di salvataggi estremi: appassionati di speleologia ed immersione, i due sono volontari.
Già impegnati in diverse ricerche
Stanton, cinquentenne di Conventry, nel 2012, soccorse sei soldati britannici rimasti intrappolati in una grotta nel Messico. Due anni prima, nel 2010, con Volanthen aveva partecipato alle ricerche dello speleologo francese Eric Establie, bloccato sottoterra nella regione dell'Ardèche, nel Sud della Francia: i suoi resti furono rinvenuti otto giorni dopo la scomparsa.
Necessario mantenere la calma
Entrambi sono convinti che la speleologia richieda sangue freddo. "La tensione e l'adrenalina sono positivi in certe situazioni ma non nelle immersioni in grotta", raccontò Volanthen in un'intervista. "Tutte le missioni di soccorso in grotta sono piuttosto coinvolgenti, ma la più impegnativa è stata in Francia", disse Stanton nel ricevere l'onorificenza dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla regina Elisabetta II.
"Punta di diamante" del gruppo di ricerca
La loro impresa nella grotta di Tham Luang sarà ricordata: "Hanno nuotato controcorrente, trascinandosi lungo le pareti, per una profondità di oltre 1,5 chilometri per un totale di oltre tre ore. Sono la punta di diamante" del gruppo di ricerca in Thailandia, ha sintetizzato Bill Whitehouse del British Cave Rescue Council, un gruppo informale di squadre di soccorso di tutta la Gran Bretagna. Loro però, poco inclini alla ribalta, non abituati i riflettori, e all'arrivo in Thailandia avevano schivato i giornalisti: "Abbiamo altro da fare".