Messico al voto per scegliere il nuovo presidente

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Andres Manuel Lopez Obrador si è candidato per tre volte alla presidenza ed è stato sindaco di Città del Messico (Getty Images)

Secondo i sondaggi, Obrador, il leader anti establishment della coalizione "Juntos haremos historia" dovrebbe vincere le elezioni potendo contare su circa 20 punti percentuali di vantaggio sul principale sfidante. Donna uccisa al seggio

Domenica primo luglio, in Messico, 89,1 milioni di cittadini andranno alle urne per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Gli elettori dovranno scegliere tra quattro candidati, il più votato dei quali prenderà il posto dell’uscente Enrique Pena Nieto. Le elezioni presidenziali messicane, infatti, sono a turno unico e non c’è ballottaggio, quindi vincerà chi otterà il maggior numero di voti. Tra i candidati in corsa, il più accreditato è Andres Manuel Lopez Obrador, il sessantaquattrenne leader della coalizione "Juntos haremos historia", che riunisce Movimiento Regeneración Nacional (conosciuto con il nome di Morena) ed altri due partiti di sinistra. Obrador corre per la terza volta per aggiudicarsi la massima carica dello Stato e, stando ai sondaggi, in questa occasione dovrebbe farcela. Il prossimo presidente del Messico, oltre a combattere la corruzione e la criminalità (temi molto citati in tutti i programmi elettorali), dovrà occuparsi del rinnovo dell'Accordo nordamericano per il libero scambio (Nafta) e dovrà far fronte alle minacce di Donald Trump in merito alla costruzione di un muro tra il Messico e gli Stati Uniti.

I sondaggi

Il primo luglio i messicani non dovranno scegliere solo il nuovo presidente ma saranno chiamati ad esprimersi anche su molti governatori degli Stati, sul Parlamento e su diversi sindaci. Per quanto riguarda le presidenziali i sondaggi danno quasi per certa la vittoria di Amlo, acronimo formato dalle iniziali di Andres Manuel Lopez Obrador. Secondo una rilevazione, pubblicata lo scorso 27 giugno dal quotidiano Reforma, il leader della coalizione "Juntos haremos historia" può contare sul 51% dei voti. Il principale sfidante, per questo sondaggio, è Ricardo Anaya (27%), che guida una coalizione fra i conservatori del Partito Azione nazionale (Pan) e la sinistra del Partito della rivoluzione democratica (Prd), seguito da Josè Antonio Meade del Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), di cui fa parte il presidente uscente Enrique Pena Nieto, con il 19%. Infine Jaime Rodriguez, candidato indipendente, che si fermerebbe al 3% delle preferenze. Per l’indagine ci sarebbero ancora un 17% di indecisi, ed il 15% degli elettori afferma di aver scelto ma che potrebbe cambiare idea al momento del voto.

Lotta alla corruzione e alla criminalità

Tutta la campagna elettorale di Obrador è stata incentrata sul tema del cambiamento rispetto all’attuale classe politica. L’ex sindaco di Città del Messico si presenta agli elettori come un candidato in assoluta discontinuità con gli altri partiti, che accusa di essere la causa di piaghe diffuse come la corruzione e la criminalità. Una vittoria di Amlo rappresenterebbe un unicum nella recente storia del Paese: dal 1988, infatti, la presidenza è stata appannaggio del Partito rivoluzionario istituzionale, del Partito di azione nazionale e del Partito della rivoluzione democratica. Nell’evento di chiusura della sua campagna elettorale, che si è svolto all’interno dello stadio Azteca di Città del Messico al cospetto di 87mila sostenitori, Amlo ha promesso che "il Paese varrà purificato", e che durante la sua presidenza verranno "sradicate le radici della corruzione" che, negli scorsi decenni, ha posto le basi per la povertà e la criminalità di cui soffre il Messico. Nel suo discorso finale ha assicurato anche che, in caso di vittoria, si taglierà lo stipendio da presidente e che aumenterà le pensioni per gli anziani. Le opposizioni e molti osservatori in questi mesi hanno accusato il candidato 64enne di essere animato da tendenze autoritarie e che, con una sua elezione, si rischierebbe un accentramento del potere decisionale sullo schema attuato dai leader socialisti in Venezuela. Lopez Obrador, però, ha sempre rispedito al mittente le accuse promettendo che rispetterà lo stato di diritto e la separazione dei poteri.

Commissione garantisce voto trasparente

Intanto, a poche ore dalle elezioni, l'Istituto nazionale elettorale (Ine) del Messico ha assicurato agli 89,1 milioni di aventi diritto che "il loro voto sarà rispettato", invitandoli a "votare in libertà". In molti, infatti, hanno avanzato dubbi sulla regolarità della tornata, temendo brogli in modo particolare nelle provincie più remote del Paese. In un comunicato diramato nei giorni scorsi, però, il plenum dei consiglieri dell'Ine ha ribadito l'appello a "un voto libero, semplice, informato, senza pressioni né condizionamenti esterni", che permetta di "ratificare il nostro impegno per la pace". Nel testo, il presidente dell'organismo, Lorenzo Cordova, ha voluto anche condannare nuovamente "il clima di violenza che si è sviluppato durante la campagna elettorale contro candidati e dirigenti politici".

130 uomini politici uccisi in campagna elettorale. Donna uccisa al seggio

Una denuncia condivisa anche dal direttore del Centro di informazione dell'Onu a Città del Messico, Giancarlo Summa, secondo il quale la violenza a fini politici in Messico "ha raggiunto livelli mai visti prima". Durante la campagna elettorale infatti, come emerge dal sesto rapporto sulla violenza politica stilato dalla società Etellekt, in tutto il Paese sono stati uccisi 130 uomini politici e 50 loro famigliari. Violenza che è proseguita anche nel giorno del voto: nello Stato di Tabasco, infatti, una donna di 45 anni è stata uccisa a colpi di arma da fuoco mentre si trovava in coda al seggio.

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