Polonia, come è cambiata la legge sull'Olocausto

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A sinistra, il filo spinato di Auschwitz. A destra, il premier polacco Mateusz Morawiecki e il presidente Andrzej Duda

Dall'approvazione in Parlamento alla tensione con Israele, fino alla decisione di fare marcia indietro sul carcere per chi definisce "polacchi" i campi di sterminio nazisti: ecco il percorso della controversa norma

La Polonia decide di tornare sui suoi passi e riformare la legge del gennaio 2018 sull’Olocausto nel suo punto più controverso. Ovvero cancellando la norma che prevedeva pene carcerarie fino a tre anni per chi "pubblicamente e contro i fatti" avesse associato la nazione polacca all'Olocausto o avesse parlato di "campi della morte polacchi" per indicare quelli costruiti dai nazisti nel territorio occupato. Tali riferimenti saranno punibili quindi con sanzioni pecuniarie ma non con il carcere. La riforma è stata presentata a sorpresa su iniziativa del premier Mateusz Morawiecki e sottoposta ai parlamentari riuniti a Varsavia in una seduta straordinaria del Sejm, la camera bassa del Parlamento polacco. La legge è stata oggetto di critiche nella comunità internazionale, soprattutto da parte di Israele, e ha provocato uno scontro diplomatico tra il governo di Tel Aviv e quello polacco. Ecco le principali tappe della vicenda.

La legge: carcere fino a tre anni per chi definisce "polacchi" i lager

La controversa norma sull’Olocausto è in realtà un’aggiunta a una legge polacca già esistente, quella del 18 dicembre 1998 che ha creato l’Istituto polacco per la memoria nazionale sui crimini nazisti e comunisti compiuti nel Paese durante la Seconda guerra mondiale. Nel gennaio 2018 la camera bassa del Parlamento polacco approva un emendamento alla legge, che prevede fino a tre anni di carcere o una multa per chi definisce “polacchi” i campi di sterminio nazisti presenti in Polonia durante la Seconda guerra mondiale. Per i conservatori del partito Diritto e Giustizia al governo, che hanno fortemente voluto la legge, l'uso del termine "campo di sterminio polacco" induce a pensare che la Polonia abbia avuto responsabilità nell'Olocausto nazista.

L’approvazione e le proteste di Israele

Il 26 gennaio 2018, alla vigilia della Giornata della memoria, la Sejm approva la legge. Il 1° febbraio il provvedimento passa anche al Senato con 57 voti a favore, 23 contrari e due astenuti. La reazione di Israele è molto dura: Tel Aviv contesta il tentativo di negare la partecipazione di alcuni polacchi allo sterminio degli ebrei e persino la possibilità di perseguire i sopravvissuti all'Olocausto. Il premier Benjamin Netanyahu protesta in modo veemente: "Non tollereremo che la verità venga distorta e la storia riscritta o l'Olocausto negato". Anche per il ministro israeliano Yoav Galant si tratta di “negazione dell’Olocausto”. Il 6 febbraio il presidente polacco Andrzej Duda decide di firmare la legge e di mandarla però alla Corte costituzionale per verificarne la conformità con la Costituzione, soprattutto per quanto riguarda il diritto alla libertà di espressione. In seguito alle polemiche il ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Ziobro, comunica che il governo di Varsavia ha deciso di "congelare" l’applicazione della legge e il premier Morawiecki si mostra aperto alla possibilità di modificarla.

Contatti diplomatici Israele-Polonia, si scioglie la tensione

Il 1° marzo la legge entra in vigore, ma i suoi effetti non si applicano finché la Corte costituzionale non emette il suo verdetto. Nel frattempo, dopo le forti tensioni, sono stati avviati contatti diplomatici tra Polonia e Israele: una delegazione polacca guidata dal viceministro degli Esteri va a Tel Aviv. Nei giorni precedenti, una telefonata tra Netanyahu e il premier polacco Mateusz Morawiecki aveva iniziato a sciogliere la tensione tra i due Paesi, ma Morawiecki era arrivato a sostenere che "c'erano anche ebrei" tra i complici dell'Olocausto in Polonia. Un'affermazione che Netanyahu aveva definito “oltraggiosa”. La scelta di inviare una delegazione polacca in Israele viene salutata dal direttore generale del ministero degli Esteri israeliano, Yuval Rotem, come un "sostanziale progresso”.

Il Parlamento polacco fa marcia indietro

Il 27 giugno Morawiecki propone a sorpresa di riformare la legge cancellando la norma che prevede pene carcerarie. Le modifiche ottengono il via libera alla camera bassa del Parlamento per poi passare al Senato. "Con questa legge abbiamo riaffermato un principio, ma il senso della modifica consiste nel venire incontro alla realtà internazionale", ha detto il premier polacco. Il capo di Gabinetto del premier, Michal Dworczyk, ha precisato che la proposta di riforma è stata inviata affinché “la legge funzioni senza controversie”.

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