Iran, donne per la prima volta allo stadio: festa sugli spalti

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La partita della nazionale contro la Spagna è finita con una sconfitta, ma la gioia era per un'apertura delle autorità che potrebbe essere l'inizio di un cambiamento culturale: dal 1979 le donne non possono assistere a un match in un luogo pubblico

Nonostante la sconfitta 0-1 con la Spagna, la festa è scoppiata lo stesso. Perché per la prima volta alle donne è stato permesso di entrare nello stadio Azadi di Teheran, dove è stato allestito un maxi schermo per la Coppa del Mondo di Russia. Come si vede in questo video postato su Twitter da una tifosa e diffuso da Storyful, la gioia è stata incontenibile. È la prima volta che le autorità consentono alle donne di assistere a una partita di calcio in luoghi pubblici. Il provvedimento, limitato alla partita Iran-Spagna del secondo match del girone B, potrebbe essere l’inizio di un cambiamento culturale: "Se tutto va bene, questo potrebbe essere il preludio per l'abolizione generale del divieto per le donne negli stadi", ha commentato all'agenzia locale Isna l'avvocato riformista Tayebeh Siavoshi.

La rivolta del velo

Quello dell’ingresso negli stadi è solo uno dei tanti divieti imposti alle donne iraniane contro cui le stesse si stanno battendo. Una delle campagne più famose e recenti è quella di “My Stealthy Freedom” per “il diritto di ogni singola donna iraniana di scegliere se mettere o no il suo hijab”, obbligatorio in pubblico dalla Rivoluzione del 1979 che trasformò il Paese in una repubblica islamica sciita con leggi ispirate a quella coranica. “My Stealthy Freedom” (“la libertà clandestina”) è una battaglia che negli scorsi mesi è stata portata avanti sui social e che continua ad ampliarsi, perché per farne parte basta postare online una foto di sé senza il velo. Vida Movahed, la donna diventata simbolo della lotta grazie agli scatti in cui sventolava (ben lontano dal capo) il suo hijab, è stata arrestata e poi scarcerata per le sue manifestazioni: è stata soprannominata “la ragazza della strada della Rivoluzione”.

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