Usa, circa 2mila i bimbi separati dai genitori al confine col Messico

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Le proteste contro la pratica Usa di separare i figli dai genitori (Getty)

I dati, riportati dai media americani, si riferiscono al periodo tra il 19 aprile e il 31 maggio, dopo l'entrata in vigore della politica di “tolleranza zero” dell'amministrazione Trump contro l'immigrazione clandestina

Sono circa duemila i bambini separati dalle loro famiglie al confine Usa-Messico dal 19 aprile al 31 maggio, dopo l'entrata in vigore della politica di “tolleranza zero” dell'amministrazione Trump contro l'immigrazione clandestina. A dirlo sono i media americani, che citano dati del Dipartimento per la sicurezza interna.

Provengono soprattutto da Guatemala, El Salvador e Honduras

Le misure, che prevedono che i figli vengano separati dai genitori una volta attraversato il confine senza documenti, dovrebbero servire come deterrente contro l’immigrazione illegale. Le cifre, però, non sembrano dare ragione all’amministrazione Trump e suggeriscono come famiglie e minori continuino ad arrivare. Nonostante l'invio della Guardia nazionale e la “tolleranza zero”, infatti, sono oltre 50mila i migranti che - secondo dati ufficiali del governo americano - sono stati fermati a maggio alla frontiera tra Usa e Messico, per il terzo mese consecutivo. Lo scorso mese l'aumento è stato del 160% rispetto al maggio 2017 e leggermente più alto del mese precedente. Le migliaia di persone che ogni settimana varcano il confine col Messico per sfuggire alle violenze nei loro Paesi e chiedere asilo in Usa, provengono soprattutto da Guatemala, El Salvador e Honduras.

Tante polemiche e proteste

Le politiche Usa hanno provocato tante polemiche e proteste, spaccando anche i repubblicani. Oltre al Papa, pure l’Onu ha chiesto di fermare “immediatamente” la separazione dei figli dai genitori, sottolineando come questa pratica sia “contraria alle norme e ai principi dei diritti umani” e ricordando che “l'interesse superiore del bambino deve sempre prevalere”. “È una politica immorale, atroce”, ha tuonato anche l'influente senatrice dem Dianne Feinstein. L'attorney general Jeff Sessions, nei giorni scorsi, aveva scomodato la Bibbia per giustificare la necessità di rispettare rigorosamente la legge. Era intervenuto, su Twitter, anche il presidente Donald Trump, che aveva scaricato la responsabilità sull'opposizione: “Separare le famiglie al confine è colpa della cattiva legislazione approvata dai democratici. Le leggi sulla sicurezza al confine devono essere cambiate ma i Dem non riescono ad assumersi le loro responsabilità!”.

Politica di "tolleranza zero"

In realtà, secondo gli esperti Usa, non esiste alcun obbligo legale di separare i genitori dai bambini al confine e non è una politica che i dem hanno promosso. I bambini sono tolti ai genitori in numero crescente a causa della "politica di tolleranza zero" annunciata dal ministro della Giustizia Jeff Sessions il 6 aprile scorso per perseguire l'immigrazione clandestina senza eccezioni. Nelle direttive non si fa menzione della separazione ma, in base al protocollo Usa, se i genitori sono detenuti i loro figli devono essere separati perché non accusati di alcun crimine. Nel suo tweet Trump potrebbe essersi riferito ad una legge del 2008 approvata all'unanimità dal Congresso e promulgata dall'allora presidente repubblicano George W. Bush, ma quella normativa riguarda solo i bambini che attraversano illegalmente il confine da soli e che vengono spesso affidati a qualche famiglia o a strutture governative in attesa che i loro casi siano esaminati (molto lentamente) dai tribunali. Dallo scorso ottobre, tra l'altro, le autorità Usa avrebbero perso le tracce di oltre 1.500 di questi ragazzi non accompagnati.

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