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I giovani europei: "Più candidati della nostra età alle elezioni"

Mondo

Dario Cirrincione

La cerimonia di chiusura di EYE2018 a Strasburgo (FOTO EP)

Concluso a Strasburgo EYE2018: la due giorni di convegni e dibattiti sul futuro dell'Ue. Tra le paure più grandi dei ragazzi c'è la disoccupazione. Dal vicepresidente Valcárcel Siso un invito ai britannici: "Tornate, questa è casa vostra"

STRASBURGO - “Voi fate molta più paura degli eurodeputati”. Luis Alvarado Martinez, presidente dello Youth European Forum, sintetizza perfettamente Eye2018: la due giorni di confronto a Strasburgo tra 8.000 giovani e le istituzioni europee. Le 100 migliori idee emerse da workshop, dibattiti e incontri, cui hanno partecipato 50 deputati, finiranno nel “report EYE2018” e verranno discusse nelle audizioni parlamentari del prossimo autunno.

Il dibattito con uno sguardo alle elezioni

Il prossimo anno, a maggio, ci saranno le elezioni europee: fil rouge di questa edizione dello European Youth Event. I ragazzi (da 16 a 30 anni provenienti da 48 Paesi) hanno chiesto più candidati giovani nelle prossime liste elettorali. Il Parlamento ha creato la piattaforma "thistimeimvoting.eu" per continuare il dibattito e motivare un numero maggiore di giovani a farsi coinvolgere. “Mi assicurerò che le vostre idee abbiano un reale impatto sulle nostre vite – ha detto nella cerimonia conclusiva Ramón Luis Valcárcel Siso, vicepresidente del Parlamento Europeo – Ma in cambio vi chiedo solo una cosa: andate a votare, la democrazia ha bisogno dei vostri voti”

La paura più grande? Il lavoro

Nelle oltre 400 attività, i ragazzi hanno espresso le loro idee su lavoro, sicurezza (anche online) e immigrazione. A far più paura è il futuro occupazionale. “I giovani oggi temono di non avere continuità tra la scuola, l’università e il mondo del lavoro – ha spiegato a Sky TG24 Matthäus Fandrejewski, presidente del Cesi giovani – E ancora di più temono di non avere tutele quando avranno un’occupazione, perché saranno costretti a lavorare senza contratti stabili”.

La Catalogna ha “acceso” la cerimonia di chiusura

Durante la cerimonia di chiusura un giovane spagnolo ha preso la parola in aula: “Sono europeo – ha detto - ma sono catalano; e vivo dove l'80% delle persone difende la libertà. Cosa pensa l’Ue di questa situazione in Catalogna? Cosa pensa della repressione del governo spagnolo? Non è una questione d’indipendenza, è una questione di libertà”: Al giovane ha risposto, tra gli applausi della maggioranza dell’aula, il vicepresidente Ramón Luis Valcárcel Siso. “La Catalogna è una regione della Spagna e non uno Stato. Questo parlamento dà a tutti libertà di parola, ma siamo obbligati a dire la verità. Non può esserci maggioranza in una regione di uno Stato. Piuttosto c'è un problema grande, nascosto dietro l'angolo, che si chiama nazionalismo”.

Ambasciatori d’Europa

Il vicepresidente Rainer Wieland ha insistito sulla necessità di un dialogo aperto e continuo. "Ascoltiamo attentamente l'un l'altro - Nelle rimanenti 50 settimane che precedono le elezioni europee avete un compito: siate ambasciatori dell’Europa che avete visto in questi giorni”. Da Valcárcel Siso un pensiero ai giovani del Regno Unito: "Spero di rivedervi presto, questa è casa vostra".

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