Allarme Ebola in Congo: primo caso di contagio in una città

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Sono 42 i casi di contagio finora accertati (Getty Images, foto di repertorio)

L'Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato la scoperta del primo contagio in una zona urbana nel nord-est del Paese. Sono già 23 i morti molto probabilmente correlati alla nuova epidemia

È allarme Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, dopo la scoperta del primo caso in una zona urbana, più precisamente nella città di Mbandaka, nel nord-est del Paese. Lo ha annunciato l'Organizzazione mondiale della sanità, che già nei giorni scorsi si era detta molto preoccupata per il nuovo focolaio che si sta diffondendo nel Paese. Oltre a questo, sono infatti già 42 i casi di contagio registrati, con 23 decessi con molta probabilità correlati. Sono 514 le persone che finora potrebbero essere entrate in contatto con soggetti infetti.

Il piano del ministero della salute

Questo però è il primo episodio in città: situata sul fiume Congo, Mbandaka è una città portuale molto affollata, che conta una popolazione di più di un milione di abitanti. Si trova a 130 km dall'epicentro dell'epidemia. La conferma del nuovo contagio è arrivata dall'Agenzia sanitaria delle Nazioni Unite. "Stiamo entrando in una nuova fase dell'epidemia di Ebola che ora sta colpendo tre zone sanitarie, inclusa una urbana", ha dichiarato il ministro della Salute congolese, Oly Ilunga. Il ministro si è detto preoccupato perché la città è densamente popolata e crocevia della "Provincia dell'Equatore", una delle 26 in cui è suddiviso l'enorme paese africano. "Da quando è stato fatto l'annuncio dell'allerta a Mbandaka – ha aggiunto Ilunga – i nostri epidemiologi stanno lavorando sul campo" per "identificare le persone che sono state in contatto con casi sospetti".

La nona epidemia di Ebola nel Paese

Il ministro ha poi riferito che l'Organizzazione mondiale della Sanità ha inviato ieri 5.400 dosi di un vaccino sperimentale anti-Ebola, fornendo così una cifra di circa 1.500 dosi più alta di quanto annunciato in precedenza. La conferma dell'aggravarsi della situazione viene anche da Medici senza frontiere, impegnata in Congo dal 1981. "Questa è la nona epidemia negli ultimi 40 anni – ha spiegato all’Agi Roberta Petrucci, membro di una delle equipe di emergenza di MSF –  Finora, sono tutte scoppiate in aree remote e isolate, com'è stato per l'ultimo caso dello scorso anno a Likati, quando l'epidemia non si è diffusa. Con i nuovi casi confermati, la situazione è cambiata ed è diventata più grave e allarmante”.

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