"In Cecenia non ci sono gay": la Russia nega torture agli omosessuali

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Il gay pride di San Pietroburgo nel 2017 (Getty Images)
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Il ministro della Giustizia russo respinge davanti al Consiglio Onu per i diritti umani, le accuse di violenze contro gli omosessuali denunciate dal quotidiano Novaja Gazeta. E aggiunge: "Non siamo neanche riusciti a trovare membri della comunità Lgbt in Cecenia"

"Le indagini non hanno confermato violazioni dei diritti e non siamo neanche riusciti a trovare membri della comunità Lgbt in Cecenia". Così la Russia, tramite il ministro della Giustizia Aleksandr Konovalov che ha parlato al Consiglio Onu per i diritti umani, continua a negare che nella repubblica del Caucaso le persone omosessuali siano vittime di torture e uccisioni. E si spinge persino oltre, arrivando a negare che in Cecenia ci siano persone omosessuali. A portare alla luce la notizia delle persecuzioni contro la comunità gay è stato il quotidiano di opposizione Novaja Gazeta con un'inchiesta pubblicata l'anno scorso.

"In Cecenia non ci sono omosessuali"

Le parole del ministro della Giustizia nei confronti degli omosessuali sembrano ricalcare quelle del leader ceceno filo-Cremlino Ramzan Kadyrov, che aveva escluso la presenza di omosessuali in Cecenia e il cui portavoce aveva detto: "Se in Cecenia ci fossero persone così le forze dell'ordine non avrebbero nessun problema con loro perché sarebbero i parenti stessi a spedirli a quell'indirizzo dal quale non si ritorna".

L’inchiesta di Novaya Gazeta

Secondo l’inchiesta di Novaya Gazeta, alcune vittime delle persecuzioni avevano raccontato di decine di vittime fermate, detenute e torturate in una prigione segreta in una località non lontana da Grozny. Secondo le testimonianze, alcuni poi venivano rilasciati dopo che la famiglia aveva pagato un riscatto. Le autorità, spiegava il settimanale, fermavano qualcuno per poi usare il suo telefonino per perseguire altre persone.

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