Russia, media: “Torture e retate anti-omosessuali in Cecenia”

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Scontri durante un Gay Pride a San Pietroburgo nel 2013
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La denuncia in un’inchiesta del settimanale Novaya Gazeta, secondo cui esisterebbe anche una prigione segreta. “Qui non ci sono gay”, ha replicato il portavoce del presidente

Almeno tre morti, arresti, torture. È questo il quadro della persecuzione contro gli omosessuali in atto in Cecenia, secondo quanto riferisce il  settimanale Novaya Gazeta. “Un pesce d’aprile”, ha replicato il ministero degli Interni.

 

La prigione segreta e i riscatti

Secondo il settimanale, che cita le testimonianze di alcune vittime, il mese scorso decine di persone sono state fermate, detenute e torturate in una prigione segreta nella località non lontana da Grozny. Alcuni di loro sono stati rilasciati solo dopo il pagamento di un grosso riscatto da parte dei familiari. Lo schema seguito dalle autorità sarebbe sempre lo stesso: viene fermata una persona cui viene sequestrato il telefonino: fotografie e contatti vengono usati per perseguirne altre, così come le informazioni estorte durante la detenzione.

 

La replica: “In Cecenia non ci sono omosessuali”

La campagna sembra aver preso il via dopo l'arresto di una persona che deteneva materiale pornografico nel telefono, mentre una seconda ondata di fermi è avvenuta dopo che l'ong GayRussia.ru aveva inoltrato richieste per il gay pride alle autorità di diverse località del Caucaso. Il ministero degli Interni ceceno ha liquidato l'inchiesta di Novaya Gazeta come "un pesce di aprile mal riuscito", mentre il portavoce del presidente Ramzan Kadyrov ha dichiarato che in Cecenia non ci sono omosessuali e che anche se ci fossero non sarebbe necessario arrestarli dato "che i loro stessi familiari li invierebbero in posti da cui non potrebbero fare ritorno". Mosca si è limitata a invitare le vittime a usare i canali ufficiali per denunciare.

 

Arcigay: “Non è un fatto inatteso”

Il gruppo di attivisti russo Rete LGBT a fine marzo ha attivato un numero di emergenza in cui ha raccolto la richiesta di aiuto di oltre dieci persone che chiedono di poter lasciare la regione. La direttrice di Human Rights Watch per la Russia, Tanya Lokshina, ha denunciato l'assenza di qualsiasi reazione da parte del Cremlino per la situazione critica di un territorio "in cui l'omofobia è comunque intensa e dilagante”. Dall’Italia un messaggio diretto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita in Russia in questi giorni, arriva dall’Arcigay: “Non si tratta di un fatto isolato né inatteso: quello che succede nei territori della federazione russa è l'esito estremo e raccapricciante della politica omofoba e violenta di Vladimir Putin - ha detto il segretario nazionale Gabriele Piazzoni - Ne tenga conto allora il presidente Mattarella quando incontrerà il collega russo: quando stringerà quella mano non lo farà nel nostro nome”.

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