Per il settimo venerdì consecutivo, migliaia di palestinesi hanno protestato lungo la barriera difensiva con lo Stato ebraico. Almeno un morto. Centinaia di persone hanno invaso il valico di Kerem Shalom. Per Hamas è stata una prova generale in vista del 15 maggio
Ancora vittime e feriti durante gli scontri tra palestinesi ed esercito israeliano lungo la barriera difensiva tra Gaza e lo Stato ebraico. Migliaia di persone, per il settimo venerdì consecutivo, si sono trovate per protestare lungo il confine. Alcune fonti parlano di due manifestanti morti, ma sia l'agenzia Maan sia la Wafa hanno corretto l’informazione e riportato il bilancio della giornata a un palestinese di 40 anni rimasto ucciso. Fonti locali, citando il ministero della Sanità a Gaza, hanno precisato che il secondo manifestante, dato per morto in un primo momento a Jabaliya, è stato trasportato in ospedale e le sue condizioni sarebbero gravissime. Nelle manifestazioni nel nord della Striscia, i feriti sarebbero oltre 160.
Invaso il valico di Kerem Shalom
La situazione non è tranquilla neppure all'estremità sud del confine fra Gaza e Israele: centinaia di dimostranti hanno invaso il valico di Kerem Shalom e si sono abbandonati ad atti di vandalismo, provocando danni ingenti alle strutture. Lo riferisce l'agenzia stampa News24 di Gaza. A quanto pare, però, i manifestanti sarebbero ancora nel versante palestinese del valico e non sarebbero passati in territorio israeliano. Il valico di Kerem Shalom è l'unico punto di transito di merci e di aiuti umanitari da Israele verso la striscia di Gaza. Già la settimana scorsi vi sono avvenuti gravi tumulti, nel corso dei quali sono stati dati alle fiamme gli uffici dell'Autorità nazionale palestinese e le tubature di gas e combustibili. Due mesi fa, sotto al valico di Kerem Shalom, Israele aveva scoperto e distrutto un lungo tunnel militare scavato da Hamas nell'apparente intento di compiere attentati in territorio israeliano.
Le dimostrazioni settimanali
Le dimostrazioni settimanali lungo la linea di demarcazione fra Gaza e Israele vanno avanti dal 30 marzo: seguono le preghiere del venerdì nelle moschee e, nel contesto di una prolungata mobilitazione popolare, culmineranno in una grande manifestazione il 15 maggio. Quel giorno sarà il 70esimo anniversario della “Nakba” palestinese, ossia la “catastrofe” della fondazione di Israele. Secondo l'agenzia di stampa Wafa, in un mese e mezzo di incidenti sul confine sono stati uccisi dal fuoco di militari israeliani quasi 50 palestinesi e altri 8.500 sono stati feriti, contusi o intossicati da gas lacrimogeni. Cinque, in particolare, i punti di frizione dove i manifestanti hanno cercato di aprire brecce nei recinti di confine.
La “prova generale” in vista de 15 maggio
La manifestazione di oggi, quindi, è stata vista come la “prova generale” in vista del 15 maggio. La settimana prossima - il 14 maggio in protesta per il trasferimento a Gerusalemme dell'ambasciata Usa e il 15 per ricordare la “Nakba” - Hamas cercherà di portare al confine fino a 100mila dimostranti, nel tentativo di abbattere i recinti e di scrollarsi di dosso il blocco israeliano. “Dopo 11 anni di blocco e tre guerre - ha detto il leader di Hamas Ismail Haniyeh, giunto al confine per incoraggiare i dimostranti - Hamas non riconoscerà Israele e non deporrà le armi”. “La nostra Nakba - ha poi promesso - si trasformerà in una Nakba (catastrofe) del progetto sionista”.