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Bollorè fermato per corruzione, il gruppo smentisce irregolarità

Mondo
Vincent Bollorè (Getty Images)

Secondo Le Monde, il finanziare francese è sospettato di aver usato il gruppo di telecomunicazioni Havas per favorire l’ascesa al potere di leader africani che, in cambio, gli avrebbero dato concessioni portuali in Togo e Guinea. La replica: "Accuse prive di fondamento"

Il finanziere francese Vincent Bollorè, presidente del Consiglio di Amministrazione della holding Havas, sesto gruppo mondiale nel settore delle telecomunicazioni, è in stato di fermo con l’ipotesi di corruzione di funzionari pubblici stranieri in una vicenda legata a concessioni portuali in Togo e Guinea. Bolloré è stato interrogato negli uffici della polizia giudiziaria a Nanterre, nel dipartimento degli Hauts-de-Seine, alle porte di Parigi. Il gruppo Bollorè, in una nota, ha smentito “formalmente” di aver commesso "irregolarità" in Africa attraverso la sua filiale africana SDV Afrique: “Il legame che alcuni tentano di fare tra l'ottenimento delle concessioni (portuarie, ndr) e le operazioni di comunicazione (di Havas, ndr) è privo di ogni fondamento e rivela una pesante ignoranza del settore industriale".

Arrestati anche dirigenti di Bollorè e Havas

La notizia è riportata da Le Monde, secondo cui “i magistrati sospettano che i leader del gruppo abbiano usato la loro sussidiaria delle comunicazioni di Havas per facilitare l'arrivo al potere dei leader africani fornendo consulenze e missioni di comunicazione sotto-fatturate”, il tutto in cambio delle concessioni portuali. Inoltre, riferisce il quotidiano francese, diversi altri dirigenti sono stati arrestati martedì: il direttore generale del gruppo Bolloré, Gilles Alix, e Jean-Philippe Dorent, a capo della divisione internazionale dell'agenzia di comunicazione Havas.

La replica del gruppo Bollorè

In un comunicato, diffuso a Parigi dal gruppo, si precisa che le prestazioni oggetto dell'inchiesta della giustizia francese sono state "realizzate in completa trasparenza". La nota spiega che l’inchiesta si riferisce “alla fatturazione di prestazioni di comunicazione in Guinea e Togo riguardante gli anni 2009 e 2010, in seguito al ricorso di un ex collaboratore condannato per abuso di fondi a 3 anni e 9 mesi di carcere senza condizionale e circa 10 milioni di euro di danni e interessi", e aggiunge che le concessioni ottenute in Togo risalgono al 2001, "ben prima dell'ingresso del gruppo in Havas", e in Guinea nel 2011, "in seguito al cedimento del numero uno in lizza" (mentre il gruppo francese era arrivato in seconda posizione nella gara d'appalto), "cedimento osservato prima dell'elezione del presidente". I dirigenti del colosso francese - si prosegue - "sono felici di cooperare pienamente con la giustizia per ripristinare la realtà dei fatti".

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