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I 91 anni di Joseph Ratzinger, il primo Papa ad abdicare da sei secoli

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Il Pontefice emerito Benedetto XVI insieme al suo successore Papa Francesco (Ansa)

Il Pontefice emerito Benedetto XVI, dal 2013, vive tra le mura del monastero Mater Ecclesiae, nella Città del Vaticano, dove si dedica alla preghiera e ai suoi scritti teologici

Il 16 aprile, il Papa emerito Benedetto XVI, il primo ad abdicare da sei secoli, compie 91 anni. Nato nel 1927, a Marktl am Inn, in Germania, e salito al soglio pontificio col nome di Benedetto XVI il 19 aprile 2005, Joseph Ratzinger rimane in carica fino al 2013, quando dà inizio ad un periodo di "sede vacante", per ragioni legate all'età - 86 anni - e al calo delle forze fisiche. "Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio – ha dichiarato l’11 febbraio 2013, – sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino". Incarico che lascia ufficialmente il 28 febbraio, giorno dal quale si ritira tra le mura del monastero Mater Ecclesiae, nella Città del Vaticano. In questi anni sono considerevolmente diminuite le sue apparizioni pubbliche e le sue dichiarazioni anche a causa di condizioni di salute in peggioramento. Lo scorso febbraio, il fratello maggiore Georg Ratzinger si è detto preoccupato per la salute del Papa emerito, affetto, a suo dire, da una "malattia paralizzante". La notizia non è stata confermata, e stando a quanto sostengono fonti interne al Vaticano citate dall’Ansa, le condizioni di salute di Joseph Ratzinger sarebbero relativamente "buone", anche se secondo le dichiarazioni del fratello, il Papa emerito ricorrerebbe sempre più spesso all'utilizzo di una sedia a rotelle per muoversi.

Dall’infanzia alla nomina ad arcivescovo di Monaco

Joseph Ratzinger è cresciuto nella Germania degli anni Trenta, conoscendo gli orrori del nazismo e della guerra. Esperienze che, secondo quanto ha più volte dichiarato, lo hanno segnato profondamente e che lo hanno accompagnato per tutta la vita. Il suo percorso all’interno della Chiesa inizia giovanissimo, all’età di 12 anni, quando entra in seminario seguendo i passi del fratello maggiore Georg. Durante la guerra, però, i due fratelli vengono reclutati nel programma paramilitare Luftwaffenhelfer, e in seguito arruolati nella Wehrmacht. Dopo il Secondo conflitto mondiale, Ratzinger prosegue gli studi e il 29 giugno 1951 viene ordinato presbitero. Da quel momento inizia il suo percorso di pastore che si arricchirà dell’esperienza di teologo e professore, fino alla nomina ad arcivescovo di Monaco e Frisinga, e a quella di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. 

 

Il grande teologo

Joseph Ratzinger è considerato uno dei più illustri intellettuali dell’ultimo secolo. Dopo l’ordinazione sacerdotale, infatti, approfondisce gli studi e diventa dottore in teologia con una tesi dal titolo 'Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant’Agostino'. Negli anni a seguire intraprende una brillante carriera accademica che lo porta ad insegnare all’Università di Bonn, di Münster, di Tubinga, ed infine all’Università di Ratisbona, dove ottiene la cattedra di dogmatica e storia del dogma e viene nominato vicerettore. Grazie alla sua competenza, partecipa al Concilio Vaticano II, durante il quale assiste il cardinale Joseph Frings, arcivescovo di Colonia. L’arrivo a Roma è datato 1981, quando Papa Giovanni Paolo II lo nomina prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l'organismo della Curia romana incaricato di promuovere e tutelare i principi fondativi della Chiesa cattolica.

L’elezione al soglio pontificio

Negli anni in Vaticano, Joseph Ratzinger, diventa una delle figure più autorevoli della Chiesa, tanto da essere eletto al soglio pontificio il 19 aprile 2005, nella seconda giornata di conclave, dopo quattro votazioni. Per il suo pontificato sceglie il nome di Benedetto XVI, una scelta che durante la sua prima udienza generale in piazza San Pietro, spiegherà così: "Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste". Nelle vesti di papa, Ratzinger, oltre a numerose visite apostoliche in Italia, compie viaggi apostolici in 21 paesi di tutti i continenti. Durante uno di questi, in Australia, nel 2008 in occasione della giornata mondiale della gioventù, Benedetto XVI sceglie di affrontare lo scandalo della pedofilia nella Chiesa, scoppiato nel Paese. Decide, infatti, di incontrare una rappresentanza delle vittime dei preti pedofili, e condanna fortemente chi commette abusi sessuali: "Devono essere portati davanti alla giustizia. Vergogna per i loro misfatti". Durante il suo pontificato firma l’Enciclica, "Deus caritas est", a cui segue "Spe salvi" e "Caritas in veritate", una riflessione sull’etica dell’economia e sulla globalizzazione.  

Dalla parte di Papa Francesco

In molti hanno interpretato la scelta di abdicare di Papa Benedetto XVI come un atto di responsabilità di fronte all’incapacità di gestire con polso saldo il cattolicesimo mondiale, reduce allora dalle tempeste dello scandalo pedofilia e della stagione Vatileaks. Questi temi scottanti, dal 2013 in poi, sono stati affrontati dal suo successore Papa Francesco, che spesso è stato considerato un pontefice molto lontano dallo stile e dalla filosofia di Ratzinger. Analisi che, però, lo stesso Benedetto XVI non condivide: basta "allo stolto pregiudizio – ha scritto in una lettera in occasione del quinto anno di pontificato di Bergoglio - per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano di oggi". Secondo Ratzinger, infatti, i lavori di Francesco "mostrano a ragione" che il pontefice è un uomo "di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento". La diffusione di questa lettera, però, è costata il posto a monsignor Viganò, il prefetto della Segreteria per la Comunicazione, che si è dimesso dopo le polemiche per averla diffusa in versione censurata.

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